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Mesta ma intensa cerimonia al cimitero di Casapulla dove varcata la soglia dell’ingresso a sinistra di quello principale il visitatore si imbatte nel maestoso monumento funebre dove sono raccolte le spoglie di Vincenzo Cardella. Il Primo caporal Maggiore degli alpini morì il 30 settembre del 2006 in seguito alle ferite riportate in un attentato a Kabul, dove era in missione di pace. A 10 anni dalla tragedia la città natale, San Prisco e quella di adozione, Casapulla, hanno voluto ricordarlo con una cerimonia proprio nei pressi della tomba.
Sin dal primo mattino il sacro luogo era affollato di amici e conoscenti che non hanno voluto mancare all’evento; poi pian piano sono arrivate tutte le autorità civili, religiose, militari e un folto gruppo di alunni dell’Istituto Comprensivo Giacomo Stroffolini.
Non è voluto mancare all’appuntamento la Medaglia d’Oro al Valor Militare Gianfranco Paglia, oggi Consigliere militare di Palazzo Chigi, ormai amico della famiglia Cardella, mercé la disgrazia che lo ha accomunato a papà Paolo e alla moglie.
La giornata è cominciata con la Messa, celebrata nella cappella della Confraternita del Monte dei Morti da Don Biagio Falco, cappellano della Brigata Garibaldi di Caserta. “Se noi oggi vogliamo dare un valore alla nostra presenza qui – ha detto – bisogna che cominciamo a credere nei valori in cui Vincenzo credeva, a praticare la pace che lui avrebbe voluto praticare, in una parola un mondo che, partendo dal nostro piccolo, deve cambiare, deve dare una risposta di speranza alle nostre aspettative”.
Dalla cappella è partito il corteo con in testa la corona d’alloro che due alpini hanno deposto ai piedi ella tomba, un picchetto era schierato per rendere gli onori. Qui ha preso la parola il sindaco di Casapulla Michele Sarogni, e poi via via si sono alternati al microfono Don Andrea Monaco, il sindaco di San Prisco, il colonnello Gianfranco Paglia, una rappresentante del Coniglio Comunale dei ragazzi di Casapulla ed infine la giovane moglie di Elpidio Trepiccione, un cugino di Vincenzo, la quale ha letto una lettera del marito, imposibilitato a partecipare.
Insomma tante belle parole, anche ricche di significato che non potranno restare solo un arido suono nelle orecchie di chi ascoltava, bensì penetravano nel cuore.
Belle parole sì, ma l’immagine che resta scolpita nella memoria rimarrà quella di una cugina di Vincenzo. Mentre gli altri erano protagonisti degli onori a dedicare al militare caduto, lei, da sola, piangeva… Per un fratello, per un amico, per un eroe che purtroppo per lei non c’è più.
Salvatore Orlando
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