Dunkirk, sopravvivere alla guerra secondo Christopher Nolan

Terra, cielo, mare. Tre spazi, tre dimensioni temporali, tre filoni narrativi differenti, una sola protagonista: la lotta per la sopravvivenza. È la scena che vivono i personaggi di Dunkirk, l’ultimo capolavoro cinematografico dell’acclamato regista Christopher Nolan, attualmente distribuito nelle sale italiane da Warner Bros, anche in formato IMAX.
106 minuti di tensione, angoscia, speranza, in cui lo spettatore riesce a sentirsi totalmente parte integrante della vicenda, subisce, partecipa, lotta per la vita con gli stessi protagonisti.

Dunkirk è la storia, realmente accaduta, di quasi 400.000 soldati franco-inglesi che nel 1940, all’inizio della seconda guerra mondiale, rimasero intrappolati sull’isola di Dunquerke, Francia, dopo un’attacco del nemico Tedesco. Una sconfitta militare che si rivela vittoria, almeno in parte, perché quando i britannici non possono riavere indietro i loro soldati, allora, la patria decide di andare a salvare lei stessa i propri figli, anche grazie all’aiuto di imbarcazioni civili.
È la sopravvivenza la vittoria più grande che ci racconta Nolan: l’unica vera vittoria.

Si susseguono fotogrammi silenziosi, in cui i dialoghi non sono mai i veri protagonisti del film, ma vigono il silenzio, gli sguardi impauriti, e, a tratti, coraggiosi e speranzosi dei soldati.
Altro grande punto di forza di Dunkirk è sicuramente la musica. Hans Zimmer, ancora una volta, firma una colonna sonora difficile da dimenticare, che riesce quasi a sovrastare le poche parole degli attori. Le note, che scandiscono il ritmo incalzante del film, contribuiscono a infondere un senso di profonda tensione, di pathos, in un crescendo che, quasi fastidiosamente, sembra non volersi arrestare mai.

Dunkirk è un film che, nonostante narri un evento bellico, in tono quasi documentaristico, non può essere facilmente identificato come un classico war movie. Nolan invita lo spettatore ad abbandonarsi e legarsi alla sorte dei protagonisti della vicenda con inquadrature psicologicamente angoscianti, ma mai violente, con scene di guerra totalmente prive di grossi spargimenti di sangue, spettacolari e mostruose sparatorie, violenza estrema o torture.
La fotografia, con primi e primissimi piani, con i suoi molteplici movimenti di macchina diretti sugli sguardi dei personaggi, rende l’opera di Nolan visivamente magistrale. Merito anche dell’utilizzo della pellicola IMAX 65mm ad altissima risoluzione, in grado di conferire una resa spettacolare ai colori e ai dettagli.

Lo spettatore, così, sembra quasi patire le stesse emozioni suggerite dagli attori. È trascinato con i protagonisti in acqua, quasi ad affogare con loro, o in cielo, sotto le bombe, insieme agli aviatori, brillantemente interpretati da uno stellare cast corale. Figurano, infatti, il famoso Tom Hardy, Aneurin BarnardHarry Styles, Fionn Whitehead, e ancora il bravissimo Kenneth Branagh, Mark Rylance, Barry Keoghan e Cillian Murphy.
La caratterizzazione dei personaggi è ben delineata, nonostante manchi un unico e vero protagonista, ma non si impone tra i punti focali della pellicola. I soldati, prima ancora di essere tali, sono uomini, persone comuni, i cui nomi non vengono quasi mai pronunciati. Sono le loro emozioni struggenti, non le gesta eroiche, a catturare il pubblico. Il regista inglese, autore di altri capolavori, come Interstellar, la trilogia del Cavliere Oscuro e Inception, ormai al suo decimo film con Dunkirk, conferma, con la sua maestria, di essere uno dei migliori registi in circolazioni, di quelli che desiderano e riescono realmente a donare al pubblico vere perle degne del grande Cinema.