CASERTA – Dopo Il mondo com’era ed il mondo com’è adesso, al giardino del Palazzo Arti e Teatro di Caserta, al Corso Trieste 239, prodotto da Ali della Mente, appuntamento il 21 luglio alle 21,15 con Il Mondo che sarà, la terza opera della trilogia dei Tre Mondi Solitari di Patrizio Ranieri Ciu, luoghi temporali di origine di ansie e timori, paure e speranze, illusioni e realtà dove, attraverso testi musicati e recitati, le parole camminano sul filo del rasoio della verità che, non appena detta, già non è più tale. «Tre Mondi solitari – dice l’autore – tre trappole poste nel corso del tempo dove non c’è soluzione se non l’inversione delle parti». E quel che avviene sulle tavole del palcoscenico all’aperto nel Palazzo delle Arti e del Teatro è l’inversione tra attore e spettatore.
Ultimo capitolo dei Tre Mondi Solitari, Il Mondo che sarà, terza opera che chiude la Trilogia sul Mondo di Patrizio Ranieri Ciu è dedicata a Renè Magritte, mentre la prima era dedicata a Salvatore di Giacomo e la seconda a Joseph Beuys.
Con Il Mondo che sarà si entra in contatto con l’ultima trappola della vita, circondati dal mistero insito nella affermazione del titolo che domanda, incognita che l’autore non intende svelare anzitempo: «sarà facile comprendere ma impossibile comunicare nel mondo delle sole immagini». Se Il mondo com’era offriva il fianco al sentimento mentre Il mondo com’è adesso afferma la violenza e l’egoismo di chi cerca di salvare il proprio r-esistere cancellando il sogno di una generazione considerata perduta, Il mondo che sarà, fedele all’inversione delle parti, vedrà la mutazione della clandestinità. I clandestini di oggi diventano aguzzini che danno la caccia a nuovi clandestini che agonizzano alla ricerca di quanto nel futuro mondo delle sole immagini sarà del tutto inesistente: il valore della parola.
Vivremo un angolo di bosco dell’anno 2025, scenario della fuga dei nuovi clandestini braccati dai soldati dell’Esercito nero del silenzio. Sono gli ultimi attori rimasti, a cui è stata cancellata ogni memoria mentre venivano distrutti ogni testo ed ogni libro esistente. Vagano così alla ricerca di uno scrigno che contiene le ultime musiche e ultime parole nobili dell’arte ancora esistenti. Scontro tra vittime e carnefici confusi in una giostra monocromatica dove il significante non ha alcun significato. Quale futuro quindi sarà possibile? La risposta, terribile, è la visione della motivazione dell’intera umanità. Che la proverbiale e storica preveggenza dell’autore sia un monito per le generazioni future.
Questo l’argomento di aperta discussione proposto dagli interpreti a fine rappresentazione nell’incontro di fusione tra artisti e pubblico: lo spaghettacolo, preparato dagli attori per sé stessi e consumato insieme agli spettatori. Un piatto di spaghetti ed un bicchiere di vino tra parole e musiche inedite e sconosciute, per una riflessione in comune sul sempre più difficile percorso di questo nostro vivere insieme.