CASERTA – A Caserta, per questo sabato 4 febbraio alle ore 21 e domenica 5 febbraio ore 19, al Piccolo Teatro Cts in via Louis Pasteur 6, in zona Centurano, si replica “La Testa Nel Cesto” per la regia e l’interpretazione di Angelo Bove. Lo spettacolo è tratto dall’omonimo libro pubblicato La Testa Nel Cesto (ghigliottinata) di Michele Tagliafierro, laureato in teologia e filosofia. I costumi sono di Antonio Sullo, la danzatrice in video è Patrizia Di Matteo, le coreografie di Emilia Marocco, la consulenza cinematografica è del regista Angelo Antonucci, la voce narrante è di Lucio Pesacane. Luci e fonica di Paola Pollastro. Questa pièce vuole semplicemente cercare di far riflettere su ciò che la storia ci svela sul reale proposito del potere, infatti se “guardiamo” dentro di essa (una battuta del giullare di questo spettacolo, comunica che la storia altro non è che una “finestra per poter guardare e giudicare”) notiamo che tutti coloro i quali hanno tramato per arrivare al potere, prima o poi lo stesso potere acquisito disillude e passa inevitabilmente in altre mani ritorcendosi contro. Volendo prendere in esempio alcuni grandi personaggi del passato, si possono tranquillamente citare le atroci congiure che hanno patito alcuni di essi, iniziando dai faraoni egiziani e passando poi via via tra le diverse guerre e rivoluzioni fino ad arrivare a quella di Luigi XVI (la presa della Bastiglia ), preso come riferimento proprio in questo spettacolo, il quale dopo aver fatto decapitare tantissime persone, venne a sua volta decapitato. Ricordando altri esempi di cospirazioni inflitte a noti personaggi storici, si possono citare quelli legati al nazismo, al fascismo, al comunismo, ecc. In sostanza la storia ci rende noto che dopo la popolarità del potere acquisito, puntualmente arriva il resoconto da espiare, e quindi non è l’uomo che detiene il potere come egli erroneamente possa credere, ma, inevitabilmente, rimane senza rendersi conto, affascinato, illuso e incantato proprio nell’ idea stessa di poter avere la capacità, l’opportunità, l’intelligenza e il momento giusto per ascendere al potere e tenerselo per sempre. Poi invece il tempo implacabilmente cambia le cose, divenendone anche complice involontario. Non a caso lo spettacolo inizia proprio con un insidioso tocco di metronomo per indicare il lento trascorrere del tempo che induce alla dimenticanza degli eventi nefasti, perpetrando così per l’ennesima volta nella coscienza di chi è temporaneamente al potere, uno stato di assopimento sulla realtà cognitiva, che lo trascina ad una intolleranza sul rispetto degli altri e su una loro umana necessità, viziando così pian piano la propria mente con un tale delirio di onnipotenza che quasi sempre predispone ad una vera e propria dipendenza al potere ( in questo spettacolo l’esempio calzante di intorpidimento psichico viene dato proprio dal personaggio politico, che rappresenta il potere attuale). Allora cosa deve o può fare l’uomo per non essere assoggettato dal fascino di questo potere ingannatore visto che egli non è o non può essere quasi mai cosciente del tranello che gli viene teso? La risposta a questo enigma prova a suggerirla il personaggio del giullare (la coscienza) di questa pièce, il quale viene chiamato in causa sotto le vesti di medico-alchimista proprio dallo stesso politico per farsi curare il suo stato confusionale. Il medico-giullare, dopo aver suggerito vari intrugli di una fantomatica scienza antica, spesso di carattere magico, invita l’uomo politico a seguirlo per andare alla scoperta dei segreti che muove l’energia buona dell’universo e di quella intrisa nella bellezza della natura, cercando di fargli capire, servendosi proprio della storia come prova, che la bramosia al potere ( illecito o lecito) non è tutto ciò che appaga l’umana concezione della vita, che la ricchezza materiale non è quasi mai sinonimo di ricchezza che placa una reale esigenza di benessere interiore, ma che esiste una benevole energia, la cui individuazione è ostacolata proprio dalla perfida seduzione che il potere genera, la quale va esplorata passo per passo, ricercata gradualmente, incominciando ad identificare l’invidia per poterla poi allontanare appena comincia a manifestarsi, e iniziare così l’evoluzione interiore proprio dal godersi in piena libertà ciò che l’essere umano possiede, non importa se sia tanto o poco, tanto ci sarà sempre qualcuno che avrà di più, l’importante e che egli sia in pace con se stesso e con il mondo che lo circonda. Infine, l’opera de La Testa Nel Cesto, essendo stata scritta da un sacerdote teologo, ha una prerogativa di fede Cristiana, che non nega assolutamente la validità del messaggio che lo spettacolo cerca di dare, anzi questa rappresentazione potrebbe avere una connotazione scenica di diversa origine religiosa, ed avere la stessa forza di comunicabilità.