
CASERTA – Eraclito di Efeso (un filosofo vissuto tra il 535 ed il 475 a.C.) riteneva che il confronto – sia esso guerra, polemica o semplice battibecco – sia padre di tutte le cose. Una santa verità che non solo in Italia ma anche, e soprattutto, nella nostra città abbiamo imparato molto bene.
Lunedì sera, Reggia di Caserta, in scena la replica del Nabucco (per l’iniziativa Un’Estate da Re) e tante notizie che si sono rincorse, in questi giorni, su risse sfiorate e polemiche varie. Troppe.
Cominciamo con lo spettacolo. Il regista – Stefano Trespidi – è assente (a Roma per altri impegni) e si vede. Dopo aver visto la bella (ma non brillante) prima dello spettacolo, ammetto con una certa onestà che la replica è arronzata. Arronza il coro e lo seguono i figuranti. Dei solisti si salvano solo i soliti (Leo Nucci ed In Sung Sim) e il nuovo Abdallo (Vincenzo Casertano).
Daniel Oren c’è, ma è spento. L’orchestra è sempre quella del San Caro ma è meno entusiasmante e lo stesso Oren è più spento, meno pimpante. Che senta la pressione del troppo pubblico? Forse, ma, personalmente, non basta a giustificarlo. A suo favore va spezzata la lancia del fastidio della platea poco esperta di serate di questo tipo, che applaude quando non dovrebbe e, più di una volta, rompe la magia del bano intervenendo prima che finisca.
Due milioni e duecentomila euro – come dichiarato in conferenza stampa – per tre serate sono davvero troppi. Se ci mettiamo dentro il fatto che si sia trattato di un buon concerto, un discreto Nabucco (la prima) ed un Nabucco un po’ troppo mainstream (la seconda) forse si tratta davvero di una cifra esagerata. Un palco immenso – 100.000€ la cifra prevista solo per l’allestimento, senza le scene, stando al sito di Scabec – ed una splendida scenografia non bastano a salvare le serate.
Il senso? Turismo? Assolutamente no: delle tre serate solo il concerto è finito abbastanza presto da poter prevedere un qualche indotto sul territorio e, non dimentichiamo che la scelta dei giorni infrasettimanali è stata poco felice per prevedere un buon numero di ingressi in città molto in anticipo rispetto agli orari di ingresso (tutti alle 21.00). Cultura? Ma siamo onesti, davvero tre serate di musica fanno cultura? E con quale ricaduta culturale? Ci saranno più concerti alla Reggia – ultimamente c’è di tutto e di più (e di troppo) ma non posso dare onore a questa operazione – o più iniziative volte a valorizzare il patrimonio artistico del territorio? Certamente, salvando qualche nome (ben pagato) non si può parlare di alta qualità e, sinceramente, prevedo molte più future speculazioni.
Il fatto è che dietro questa ciclopica operazione – messa su, va detto, in tempi record – c’è una macchina immensa che, se non fosse per i 150 giovani figuranti (costati, in tutto, intorno ai 60.000€), avrebbe avuto da far ricadere ben poco sulla città e dintorni. Magari ha fatto ricadere male, o solo parzialmente. Certo è che al buffet preparato agli invitati più in della prima serata, nemmeno il catering e le portate avevano provenienza cittadina, bensì – come confermato dal maitre – erano dell’area vesuviana. È vero che l’iniziativa è regionale, ma Caserta non può contribuire solo con le quattro mura della Reggia.
Una piccola considerazione, molto personale, va alla sfiorata rissa prima degli ingressi dell’11 luglio. Se è vero che la polemica serve, è anche vero che non possiamo pretendere di venderla ad un tanto al kilo. Ammettiamo, innanzitutto, che gli invitati – quelli politici, quelli che non hanno pagato il biglietto, per intenderci – ci sono stati. Ma ci sono stati, per la stragrande maggioranza, alla prima dell’8 luglio. E questo lo confermo con una grande indiscutibile prova: l’8 ero in platea, ho visto posti riservati e vip, ho visto posti vuoti per via di vip non presenti. L’11 ho fatto un giro tra platea e spalti ed hi visto molti meno vip e, praticamente, nessun posto vuoto. Quindi? Quindi qualcuno ha fatto male i conti… l’organizzazione, che ha vantato il sold out per tutte le serate, ha confermato più volte che i posti a sedere fossero 2.800. Contravvenendo al mio dovere giornalistico, ammetto di non aver effettivamente contato i posti ma posso legittimamente pensare – dato che i rissosi spettatori che premevano per entrare erano tutti muniti di biglietto – che fossero meno di 2.800. Poi, sempre tornando alle polemiche a 2€ la busta, ricordo con precisione che il maxischermo esterno era stato previsto – come affermato in conferenza stampa e nei vari articoli sul web – solo per le prime due serate, 4 ed 8 luglio. Pertanto, pur con il grande amore per la polemica, stiamo attenti a quello che si dice e quello che si scrive. E stia attento anche chi, con un dovere istituzionale, riporta dati non veri. Ho sentito molte persone lamentarsi in piazza Carlo III del mancato maxischermo. Semplicemente, non era previsto (anche se, con quel budget, si poteva tranquillamente mettere anche la terza sera).
La vera domandosa domanda è: cosa resterà di questo evento? il sito web, la pagina facebook, un po’ di bei ricordi, qualche foto, e qualche soldino in più nelle tasche dei figuranti. Personalmente parlando, mi resta anche il pass stampa ed il triste ricordo delle parole del presidente De Luca la prima sera. Ma, in fondo, la domanda importante è: ma noi, la Reggia, la vogliamo veramente? Cioè, davvero ci importa di avere questo mausoleo murario che spezza Caserta a metà, che non guarda alla città né in termini economici né in termini di crescita culturale? Non sarebbe meglio smontarla e rivenderla a pezzi ai migliori offerenti, liberandoci dei mille vincoli che impone e, riaprendo viale Douhet al traffico, farci sentire meno vittime del continente pedonale che si estende a lungo corso Trieste?
Forse sono io che pretendo troppo, ma io vorrei un monumento che sia meno palcoscenico e più veicolo di cultura, che sia meno vittima del showbiz e più conservatore dei suoi tesori. Perché, in fondo, di quelli che sono giunti in città per Un’Estate da Re, chi ha visitato davvero la Reggia e la ha apprezzata per quello che è? Ve lo dico io – che ho provato ad attaccare bottone con quanti più spettatori possibile rivolgendo loro qualche domanda – nessuno.