
CASERTA – Tragedia. L’intensità dello spettacolo ti colpisce fin dai primi istanti. È la scena, è la volontà di far diventare la platea un prolungamento della stessa a prendere il pubblico e trasportarlo, con un balzo istantaneo, al centro della tragedia. Passa meno di un minuto, sipario aperto, e tutto è buio, tutto è cupo, tutto è duro, tutto è pesante. E cade addosso un senso di paura, di terrore, di tensione nervosa che taglia tutto, teatro e pubblico incluso, citando (più o meno consapevolmente) I dialoghi delle Carmelitane di Francis Poulenc.
Tra i buio e la forza delle prime battute, si apre Non rimanga pietra su pietra, spettacolo scritto e diretto da Fausto Bellone e messo in scena dalla Compagnia Teatrale Non Solo Sipario per la Pro Loco Real Sito di San Leucio sabato scorso, 28 maggio, presso il Teatro Città di Pace di Puccianiello (Caserta).
Uno spettacolo particolare, ispirato al massacro di Pontelandolfo e Casalduni compiuto il 14 agosto 1861 per rappresaglia dal Regio Esercito Italiano ai danni della popolazione civile dei due comuni in seguito al precedente massacro di 45 militari dell’esercito unitario catturati alcuni giorni prima da alcuni briganti e contadini del posto.
I due piccoli centri vennero quasi rasi al suolo, e lo spettacolo si ripropone di ricalcare, fortemente, con un dramma intenso, questa storia. Lo spettacolo si propone e riesce, ma solo per pochi minuti. L’intensità, infatti, si perde nella frammentazione delle scene, nei ribaltamenti dei luoghi, negli andirivieni storici che, a meno che non si conosca la storia originale, riescono a comunicare ben poco.
Gli attori sono bravi, davvero bravi. La costruzione registica è in grado di creare soluzioni di tecnica teatrale, a più voci e più storie, di un ardimento davvero eccezionale, ma le mette a servizio di scene di poco spessore, in cui sale la tensione ma il senso del dramma è latente e le interruzioni canore e musicali entrano ma non esplicano, facendosi notare solo per una certa preponderanza nelle percussioni (ed una certa insistenza nel farle sovrapporre alla base musicale, talvolta fuori tempo).
A meno che non si sia spulciata la storia originale, Non rimanga pietra su pietra è un insieme di storie parallele (un contraltare tra cittadini, briganti e ufficiali), di bui – nei quali continuano ad uscire ed entrare attori, generando uno spettacolo nello spettacolo abbastanza lungo – e di scene distaccate in cui si prova a raccontare storie personali, ma non ci si riesce con una certa forza ed un discreto ordine se non alla fine. La danza aiuta, nei momenti in cui si prevede un pathos altrimenti non esprimibile, ma è lasciata, talvolta, in una solitudine senza via di uscita.
Pervade la tragedia ma non il dramma. Ciononostante la scena è ben costruita e magnificamente equilibrata ed i cinque corpi perennemente in vista contribuiscono a sottolineare quel senso di nervosa staticità che si contrappone alla frenesia degli avvenimenti che accadono tutt’intorno. Il buio del nascondiglio si chiude a guscio e lascia fuori la tragedia storica.
Il finale è squisito, mozzafiato, l’unico a concedere appieno il senso drammatico ed a tuffare nella sorpresa di una testimonianza inaspettata quel senso di tensione iniziale intorno al nascondiglio iniziale. Pochi gesti – in una magistrale prova delle due attrici – bastano a fare, della tragedia, un dramma vero, forte, unico come la verità che ha ispirato la messa in scena. Il finale riesce, funziona, ancora una volta si prova a cancellare la linea sottile che divide palco e platea. E ci si riesce.
Non rimanga pietra su pietra è uno spettacolo piacevole. Uno spettacolo che non manca di generare qualche dubbio ed una certa dose di incomprensione, ma che nasconde la stoffa di una messa in scena che potrebbe far parlare molto di sé. È una «prima» e, come tale, manca di una certa revisione finale, ma coglie e trasmette appieno (seppur puntualmente e troppo poco) il velo drammatico che si cela dietro la grande tragedia storica di Pontelandolfo e Casalduni.
Il risultato finale è quello di una promessa mantenuta solo in parte, un testo dalle solide basi in attesa di essere trasposto in bella che, ciononostante, riesce a dare molto. La prova è ben riuscita e manca poco, davvero poco, per fare di Non rimanga pietra su pietra qualcosa di grande e mai visto fino ad ora.