CASERTA – C’è ancora un tavolo abbandonato a piaza Pitesti dopo l’intervento della Guardia di Finanza sabato scorso. È rimasto lì, chissà se il proprietario verrà a riprenderlo oppure quel tavolo è lì, forse apposta, a tenere la memoria di una piazza piena, come tutti la ricordiamo.
Nella giornata di domenica c’è stato dapprima un piccolo movimento, i soliti venditori si sono affacciati timidamente alla piazza per, poi, riempirla. Ma la paura del sabato non è stata abbastanza… e, poco a poco, la piazza è tornata il Suk che conosciamo. Un Suk ridotto… ma sempre lì.
Se vogliamo sottolineare che l’intervento possa non essere stato inutile, sembrerebbe ovvio chiedersi cosa fare, a questo punto, di piazza Pitesti. In generale, cosa fare di questo pezzo di città dove non c’è nulla a parte l’ordinaria amministrazione, dove la sera i dintorni si spengono e resta solo qualche punto di riferimento ancora acceso.
Siamo sinceri, se c’è stato tutto un fiorire di attività commerciali in questa zona, in particolare bar e dintorni, è proprio per l’indotto che ha generato – nei secoli dei secoli – il Suk. E piazza Pitesti, senza una buona idea, è solo uno spazio tanto grande quanto vuoto. E, si potrebbe sottolineare, anche potenzialmente pericoloso.
A parte la foresta d’erba che cresce e che qualcuno suole ricordarsi di ridurre (magari con una bella zappata, come fatto recentemente) a piazza Pitesti c’è ben poco oltre la piazza stessa. Anzi, oltre le piazze stessi (perché piazza Pitesti è quella piccola, mentre quella grande, piazza Cattaneo, assume ormai, per fama, anche il nome della piccola).
Ci vuole un’idea, anche perché questo spazio tanto grande è un’occasione e potrebbe diventare tanto. E se c’è chi difende il Suk, si potrebbe azzardare che, se fosse legalizzato e ben organizzato, potrebbe essere anche quello la stessa idea da mettere in campo. Anche perché, a guardarsi intorno, all’orizzonte non c’è davvero nulla.