L’avvocato sammaritano chiede una azione collettiva in difesa della struttura di S. Maria C. V.
Sempre vivo il problema della localizzazione in altre città del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Questa volta è l’avvocato Nicola Garofalo a prendersi carico della vicenda e ad illustrarne gli ultimi sviluppi, proponendo azioni incisive e fornendo le alternative ad un trasferimento che oltre a danneggiare la città, creerebbe non pochi disagi a tutto l’apparato che ruota attorno alla struttura di Piazza della resistenza. Ecco la sua nota.
“Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, già dimezzato quanto a competenza territoriale per effetto della Legge sul riordino della geografia giudiziaria, è a rischio delocalizzazione in altra città della Provincia di Caserta. Le ragioni, note a tutti, sono di presunto carattere strutturale. L’edificio di Piazza della Resistenza, costruito negli anni ottanta, potrebbe non essere conforme alla normativa antisismica successivamente approvata dal Parlamento. Una condizione, quest’ultima, certamente comune a molte strutture pubbliche (ospedali, caserme, uffici ed altri Palazzi di Giustizia) disseminati sul territorio nazionale. A fronte di questa situazione si propone di delocalizzare altrove il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, piuttosto che procedere ad interventi di adeguamento certamente meno costosi. In difesa dell’attuale storica sede della ‘Città del Foro’ sono insorti il Procuratore della Repubblica ed il Presidente del Tribunale che ben sanno le conseguenze catastrofiche sull’amministrazione della giustizia che deriverebbero da un cambio di sede. Di diverso avviso pare che sia il Prefetto che, per quanto riferito da delegati dell’Avvocatura, in un recente incontro al Ministero della Giustizia avrebbe proposto la delocalizzazione temporanea a Caserta degli Uffici Giudiziari di Santa Maria Capua Vetere. Al di là delle attribuzioni prefettizie che attengono a tutt’altra materia, credo che una ‘delocalizzazione temporanea’ sia assolutamente improponibile. I guasti determinati dalla istituzione di Napoli Nord si moltiplicherebbero all’infinito e migliaia di processi andrebbero incontro a prescrizione certa. I costi, poi, dell’operazione trasloco a Caserta (non si sa dove) sarebbero di gran lunga maggiori di quelli di un adeguamento delle strutture già esistenti sul territorio di Santa Maria Capua Vetere. Questo ed altro andrebbe compiutamente relazionato, con dati tecnici alla mano, anche al Prefetto di Caserta, significando che la «temporaneità» della delocalizzazione comporterebbe un ‘viaggio andata e ritorno’ degli Uffici Giudiziari con ulteriore aggravamento di spese, straordinario disagio per l’utenza ed amministrazione sempre più incerta della giustizia. L’Avvocatura, dal canto suo, al di là di iniziative di singoli, non ha, a mio avviso, adeguatamente difeso il patrimonio storico e culturale di cui dovrebbe essere custode. Occorreva, come detto, essere promotori di un incontro in Prefettura per saperne di più e per farne sapere di più. Occorreva dare incarico a professionisti della Facoltà di Ingegneria, dichiaratisi disponibili, affinché procedessero alla redazione di un elaborato tecnico che fornisse la fotografia delle tante strutture disponibili in Santa Maria Capua Vetere e degli eventuali costi di adeguamento. Occorreva formulare proposte concrete sulla scorta degli elaborati tecnici, indicando le soluzioni più indolore. Occorreva questo ed altro, ma nulla di tutto questo è stato fatto. Stando ad una recente interrogazione parlamentare sul tema, non vi sarebbero tracce di interventi concreti dell’Avvocatura Sammaritana e questo, sinceramente, lascia sgomenti. Per tali ragioni avevo sollecitato la Camera Penale a tenere una conferenza stampa il 28 aprile prossimo, al fine di dare un segnale forte di impegno che passasse attraverso l’azzeramento delle cariche ricoperte dai colleghi. La proposta era stata vista con favore ed io stesso ero stato incaricato dell’organizzazione della conferenza stampa per il 28 aprile p.v. Purtroppo questa mattina ho dovuto registrare, da parte della Camera Penale, un dietrofront che non mi sarei mai aspettato. Si proponeva di rinviare la conferenza stampa e di fissare prima i contenuti degli interventi. Non si è mai fatto e non credo sia opportuno farlo. Ciascuno deve esprimere liberamente il suo pensiero, anche improvvisando nel corso di un dibattito ove dal confronto delle idee ci si può anche convincere del contrario di ciò che si credeva. Per tali ragioni credo sia improcrastinabile da parte mia rassegnare le dimissioni dalla carica di Presidente della Commissione per la tutela dei diritti dei detenuti, che ricopro in seno alla Camera Penale. Al tempo stesso chiedo ai Colleghi del Consiglio dell’Ordine di riflettere sull’opportunità di loro dimissioni collegiali che potrebbero contribuire a sanare una spaccatura interna che, in un momento emergenziale, non fa che indebolire ogni azione a tutela del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere”.