“A volte non c’è bisogno di voler ferire qualcuno per fargli del male”.
Wonder è il romanzo d’esordio di Raquel Jaramillo pubblicato nel 2012 sotto lo pseudonimo di R.J. Palacio. Da fine dicembre ci sarà al cinema la trasposizione cinematografica del romanzo, diretta da Stephen Chbosky.
“Se non ti piace quello che vedi, cambia il tuo modo di guardare”.
Di cosa parla Wonder? È la storia di August Pullman, detto Auggie, un bambino come tanti, almeno fin laddove non arriva lo sguardo. Ha una mente brillante, un cuore generoso e un immenso coraggio. La sua vita, però, non è come quella di tutti gli altri bambini della sua età, soprattutto perché August viene sempre giudicato per come appare a causa della sindrome da cui è affetto che gli fa avere un viso anomalo rispetto a quello altrui.
Tutto si complica ulteriormente quando la madre decide che per August a tanti altri bambini della sua età sembra il modo migliore per farlo integrare e per renderlo più forte. Di certo non sarà semplice, ma questo sarà il primo vero passo verso una nuova vita, ma si sa, le novità fanno paura e a August ne fanno ancora di più. Abituato a camminare a testa bassa per non farsi osservare e schernire, avrà grandi difficoltà a scuola soprattutto perché i bambini a volte sanno essere crudeli, molto più degli adulti. Non sarà facile, la strada sarà in salita, ma tutti gli sforzi verranno ripagati.
Questa storia però non è solo la storia di August, infatti, i capitoli e i mesi si avvicendano velocemente con l’esperienza scolastica raccontata da molteplici punti di vista: ovviamente quello del protagonista, quello della sorella Olivia (detta Via), del suo fidanzato, e dagli amici più cari di August come Jack e Summer.
L’anno passa in fretta condito da piccole sconfitte, grandi vittorie, enormi delusioni, soddisfacenti rivincite, ma alla fine August ne uscirà vincitore.
Wonder è senz’altro un romanzo educativo per ragazzi, ma non solo, perché non si smette mai di imparare. Vale la pena a questo punto sottolineare un passaggio del discorso tenuto dal preside Kiap, nel capitolo finale del libro, dove si legge: “«Ma in un altro libro di J.M. Barrie che si intitola L’uccellino bianco… l’autore scrive…» il signor Kiap ha cominciato a sfogliare un libriccino posato sul podio finché non ha trovato la pagina che stava cercando, e poi si è messo gli occhiali. «“Non dovremmo forse inventare una nuova regola di vita… cioè cercare di essere sempre un po’ più gentili del necessario?”»
A questo punto il signor Kiap ha alzato gli occhi sul pubblico. «Più gentili del necessario» ha ripetuto. «Che frase meravigliosa, non è così? Più gentili del necessario. Perché non è sufficiente essere gentili. Bisogna essere più gentili di quanto ci viene richiesto. Il motivo per cui amo questa frase, questo concetto, è perché mi rammenta che portiamo con noi, in quanto esseri umani, non solo la capacità di essere gentili, ma prima di tutto la gentilezza come vera scelta di vita. E cosa significa, questo? Qual è l’unità di misura? Non si può usare certo il metro. È proprio come dicevo un momento fa: non è come misurare quanto siete cresciuti di altezza in un anno. Non è esattamente quantificabile, giusto? Come facciamo a sapere se siamo stati gentili? Che cos’è, essere gentili, in ultima analisi?».
Il romanzo ha avuto tanto successo che i fan hanno richiesto all’autrice un sequel. In particolar modo, visto che il romanzo mostra i diversi punti di vista dei personaggi, hanno richiesto di poter leggere il racconto dal punto di vista di Charlotte, Julian e Christopher.
Di sicuro un libro da leggere, capace di tenere col fiato sospeso il lettore, di appassionarlo e coinvolgerlo, di commuoverlo e allo stesso tempo di aprirgli gli occhi. Bisogna essere attenti anche alle piccole cose, perché a volte sono quelle che contano di più.