Caserta e il Giubileo, un legame tra arte e storia

Dalla fondazione della Reggia dopo il Giubileo del 1750 alle influenze architettoniche e culturali di Roma, un breve viaggio tra fede, mecenatismo e grandi protagonisti della storia dell’arte

Corre l’anno del Giubileo 2025 che quest’anno è dedicato alla Speranza. Istituito per la prima volta nel Trecento da Bonifacio VIII, concede ai fedeli l’indulgenza plenaria ogni 25 anni a determinate condizioni. Pochi sanno che anche Caserta nacque dopo un giubileo e precisamente quello del 1750, a seguito del quale il Segretario di Stato Cardinale Silvio Valenti Gonzaga inviò a Napoli a Carlo di Borbone l’architetto papale Luigi Vanvitelli, che si era occupato del restauro della cupola michelangiolesca. Si spiega anche così la spettacolare somiglianza del palazzo reale ad un luogo da cui la Reggia di Caserta attinge simbolicamente, tanto da essere diventato spesso set sostitutivo del Vaticano.

Quest’anno l’Archivio di Stato di Caserta, posto nella facciata sud est del palazzo nei locali destinati da Luigi Vanvitelli alle Segreterie di Stato, gli antichi ministeri del Regno borbonico, ha ospitato le selezioni regionali dei Campionati del Patrimonio di Storia dell’arte 2025, organizzato da ANISA, Associazione Nazionale Insegnanti Storici dell’Arte, che si è tenuto in contemporanea in tutte le regioni in Italia il 28 febbraio 2025. I ragazzi hanno dovuto rispondere a 30 quesiti in 45 minuti, per accedere alla finale nazionale che si terrà in via eccezionale ad Ancona. Il tema di quest’anno, scelto dalla Segreteria Nazionale, riguarderà papa Clemente VIII e il Giubileo del 1600. Le arti a Roma. Un’occasione per ricordare un secolo contraddittorio che ha messo al rogo a Campo dei Fiori Giordano Bruno, ma è anche stato il secolo del mecenatismo culturale durante il quale Roma è diventata Città Santa.

Nobili e religiosi organizzavano le processioni per visitare le famose Sette chiese di Roma. La pratica, di origine medievale, fu suggerita da Filippo Neri, consigliere ed amico di Clemente VIII, come prassi per i Giubilei romani. Tra le Chiese visitate spicca quella di Santa Croce in Gerusalemme, fondata da Sant’Elena, madre di Costantino. Visitarla equivaleva a visitare il Santo Sepolcro. Il suo restauro, in occasione del Giubileo del 1750 su stimolo di Benedetto XIV, diede origine a molte Chiese della Croce, tra cui probabilmente la nostra Santella, da poco restaurata e adiacente all’abitazione di Luigi Vanvitelli, dove l’architetto regio ascoltava quotidianamente la messa. Sempre Filippo Neri consigliò al papa di pacificarsi con Enrico IV di Francia, antenato del nostro Ferdinando di Borbone, celebrato in seguito nella Galleria del Real Casino di Carditello.

Ma simbolo della grandiosità di Roma Città Santa fu la Basilica di San Pietro in Vaticano, per la quale Gian Lorenzo Bernini fu chiamato a progettare l’inconfondibile colonnato, richiamato nella Piazza della Reggia di Caserta, mentre Carlo Maderno, nipote di Domenico Fontana che progettò il Palazzo Reale di Napoli poi restaurato da Vanvitelli, realizzò la facciata e la navata longitudinale della Basilica.

Clemente VIII, al secolo cardinale Ippolito Aldobrandini, riuscì a portare a Roma durante il Giubileo circa tre milioni di pellegrini, molti dei quali provenienti dalle varie corti italiane ed europee. Ma è rimasto anche noto alla storia per aver compiuto alcune delle peggiori esecuzioni del tempo come il rogo di Giordano Bruno a Campo dei Fiori (il 17 febbraio 1600) e l’esecuzione di Beatrice Cenci, nobildonna romana che si era difesa dagli abusi del padre violento e depravato, ma tutelato dalla carica di tesoriere della Real Camera Apostolica.

Casi storici del genere sono stati solo recentemente posti al vaglio della critica. Primo tra tutti quello di Artemisia Gentileschi, diventata donna pittrice simbolo della violenza di genere per essersi ribellata agli abusi di Agostino Tassi, un collega del padre Orazio, anch’egli pittore. L’esecuzione di Beatrice Cenci avvenne nel 1599 nella Piazza di Castel Sant’Angelo, gremita di folla. Tra i presenti anche Caravaggio, Orazio Gentileschi e la stessa Artemisia, che sicuramente non dovette dimenticare la terribile esperienza a cui aveva assistito.

Eppure Clemente VIII fu al contempo un grande mecenate, che fece grandi tra gli altri i nomi dell’architetto Carlo Maderno e del poeta Torquato Tasso, che operarono alla sua corte. Sempre a questo pontefice si deve l’installazione nelle piazze romane degli obelischi orientali venuti dall’Egitto, come culto al Dio Sole, ai quali fu annessa una particolare indulgenza: risalgono a quest’epoca gli obelischi di Santa Maria Maggiore, del Laterano, di Piazza del Popolo e del Vaticano. Infine risale al Giubileo del Seicento la pratica dell’esposizione del SS. Sacramento, a cui era destinata evidentemente l’apposita portantina “sconsideratamente” attribuita a Pio IX, esposta nella Reggia di Caserta. Carlo Maderno fu anche l’architetto della Villa del Belvedere a Frascati, residenza estiva del pontefice, costruita su disegno di Giacomo della Porta, a sua vota subentrato a Michelangelo: un’eredità raccolta da Luigi Vanvitelli, che per ingraziarsi il santo che lungamente aveva dovuto invocare, donò alla Chiesa di San Filippo Neri a Roma, nota come Santa Maria in Vallicella, gli strumenti di fondazione della Reggia di Caserta.