G8, processo al processo. Quei colpevoli mai cercati!

G8, processo al processo – Indagine su sette capisquadra di polizia travolti da errori commessi dalla Giustizia

A 19 anni esatti dai drammatici fatti della “Diaz” di Genova questo libro inchiesta scritto dal giornalista Roberto Schena ci ricorda che gli agenti responsabili delle violenze avvenute nella scuola non sono ancora mai stati identificati.

Davvero era impossibile, come sostengono le sentenze? La ricerca si basa sulla lettura degli atti giudiziari e solleva più di qualche dubbio a riguardo. A entrare nella scuola furono 350-400 agenti di reparti diversi. Sono stati condannati 28 poliziotti, soprattutto ufficiali e funzionari, con l’accusa di non avere fermato gli eccessi. Tra di loro ci sono 7 capisquadra e il comandante del VII Nucleo sperimentale del Primo reparto mobile di Roma, entrati in un secondo momento all’interno della scuola Diaz”, quando ormai il massacro era già stato “consumato”

Il quadro fornito da questa inchiesta è chiaro: le indagini non furono sufficienti, i 7 capisquadra condannati sono dei capri espiatori.

La sera del 21 luglio 2001, il sovrintendente L., appena entrato nella scuola Diaz, si intromise fra un agente e una ragazza che stava subendo le sue manganellate. Si beccò due bastonate ma riuscì a proteggere la giovane, terrorizzata. In tribunale, sia lei, sia gli astanti, testimoniarono il fatto. L’ispettore Angelo Cenni si avviò verso lo scantinato, qui notò che tutte le porte erano chiuse col lucchetto. Lo scrisse sulla sua relazione, una testimonianza riconosciuta dal Tribunale come importante. Era la prova della montatura poliziesca contro gli occupanti,  accusati di avere rotto i lucchetti e di essersi impossessati di materiale edile ivi racchiuso a scopo aggressivo.

L’ispettore Panzieri e l’agente N. costretti a firmare il falso verbale degli arresti nonostante i ripetuti dinieghi, per conto dell’intero reparto di cui non erano responsabili: citati come testimoni, subiscono una condanna per falso, senza processo. Sono alcuni degli episodi riconducibili ai sette capisquadra del VII Nucleo passati incredibilmente come aggressori, protagonisti delle violenze arrecate agli occupanti.

Ancora oggi dunque  a distanza di quasi 20 anni non è completamente chiaro. Ci sono ancora tante zone d’ombra.

I vari processi istruiti nei confronti di poliziotti e funzionari, considerati responsabili, in verità non sono mai stati in grado di chiarire chi abbia, materialmente, colpito quei giovani inermi e già a terra al loro arrivo.

Dopo i tre gradi di giudizio, sono state condannate 28 persone, fra cui 7 capisquadra. Gli altri 21 sono dirigenti o funzionari di polizia.

La sentenza finale non indica gli attori materiali dei pestaggi, condanna solo i 28 responsabili per non avere materialmente impedito il “macello” e addirittura per avervi genericamente preso parte, senza specificare le accuse di abuso ai danni di qualcuno in particolare.

All’ interno del libro si potrà far chiarezza sulle verità nascoste sul processo “Diaz”.