Maddaloni. Nomi e cifre, l’ordinanza che incastra Rosa De Lucia

Tangenti, viaggi pagati e crisi amministrative sventate coi soldi dell’affidamento del servizio di raccolta rifiuti

Quattro pagine zeppe di nomi, cifre, descrizione dettagliate di incontri e modalità di versamenti in liquidi ed assegni, quelle dell’ordinanza della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che incastra il sindaco di Maddaloni, i suoi collaboratori dell’amministrazione e degli uffici comunali, unitamente all’imprenditore Alberto Di Nardi, l’uomo perno delle tangenti sugli appalti con le quali gli amministratori della città intascavano per compiacerne le attività, per ‘arrotondare’ leprebende istituzionali e in alcuni casi, perfino salvare la poltrona.

L’indagine parte dal giugno del 2015 quando un imprenditore operante nel settore della raccolta rifiuti si reca al Comando della locale stazione dei carabiniere per sporgere denuncia contro un affidamento da parte del Comune alla DHI di Alberto Di Nardo che dall’ottobre del 2011 svolge il servizio in città ininterrottamente e senza mai una regolare gara d’appalto. Anzi la nuova amministrazione insediatasi nel 2013 rinnova periodicamente l’affidamento alla stessa ditta sempre con procedure anomale e, cautelandosi col carattere di urgenza, senza ricorrere alla normativa vigente. In base alla denuncia è partita l’indagine dei carabinieri che hanno cominciato a monitorare sia il sindaco che l’imprenditore, giungendo passo dopo passo alla documentata frequentazione quasi quotidiana dei due. Gli incontri erano finalizzati al continuo versamento di contanti ed assegni da parte del Di Nardi alla De Lucia nella maggior parte dei casi senza neanche una richiesta specifica da parte del primo cittadino, bensì con una donazione volontaria da parte del primo, al punto tale che questi è definito una sorta di ‘bancomat’ per la fascia tricolore. In pratica la Benemerita ha accertato, sulla base delle dichiarazioni dell’imprenditore denunciante, dei versamenti medi mensili di circa 10/15 mila euro oltre ad una tangente di 1 milione e duecento mila euro in ottica dell’affidamento quinquennale del servizio. Ma il consorzio non si è fermato qui. Il fratello di un consigliere comunale sarebbe stato assunto in una delle società controllate dal Di Nardo; un viaggio ad Antibes per la sindaco e per l’assessore Cecilia D’Anna sia stata offerta dall’imprenditore; questi avrebbe provveduto ad arredare l’abitazione del primo cittadino; che da parte della DHI sia state corrisposte diverse sponsorizzazioni per eventi culturali e sociali. Il top del connubio poco lecito tra i due si tocca quando si passa all’aspetto squisitamente politico condizionato dal ‘patto d’acciaio’. Il sindaco provvedeva a condizionare – in alcuni casi ad intervenire direttamente – sui funzionari che mal digerivano i metodi coi quali il Di Nardo intendeva indirizzare la sua attività per conto del comune. Ed ancora, le generose elargizioni del titolare della DHI ad un certo punto sono state invocate – o messe a disposizione – anche per spegnere qualche ‘mal di pancia’ di consiglieri (Giancarlo Vigliotti, Giusy Pascarella) raggiunti dalla misura degli arresti domiciliari. E poi ancora l’indagine dei Carabineri ha anche accertato che in occasione di momenti fondamentali dell’amministrazione De Lucia – approvazione del bilancio – il Di Nardo è intervenuto direttamente per corrispondere la somma di 7000 euro cadauno a quei consiglieri – ancora non identifcati – che risultavano riottosi o problematici. A questo riguardo in data 17 dicembre 2015 si predisponeva un servizio di pedinamento del Di Nardo che, una volta bloccato e perquisito, veniva trovato in possesso della somma di 5000 euro. Somma che, lui asseriva, gli serviva per pagare delle bollette. Dopo essere entrato nel centro Calatia, dove era raggiunto dalla de Lucia in compagnia dell’assessore Cecilia Diana, alla sua uscita dal Centro, nuovamente perquisito non aveva con sé la somma, evidentemente consegnata alla coppia di amministratrici.

Altre condotte del tutto illecite da parte del sindaco  e del consigliere comunale sono state  acquisite dall’imprenditore denunciante, in quanto i due gli avevano, in cambio di tangenti, prospettato la possibilità di modificare i criteri di valutazione del SUA in merito alla gara d’appalto di imminente pubblicazione. A margine di tutte queste attività è coinvolto anche il comandante dei Vigili Urbani, indagato per peculato, in quanto in combutta col sindaco, si era recato, con l’auto di servizio, in Calabria a prelevare il consigliere Vigliotta al fine di permettergli di partecipare ad una importante seduta consiliare.

Per ora al Di Nardo sono stati sequestrati beni per circa 609mila euro. Egli, insieme alla sindaco De Lucia, è ospite delle patrie galere per le ulteriori procedure che la giustizia dovrà espletare. Per entrambi, come pure per l’assessore alla cultura e i due consiglieri costretti ai domiciliari, si prospettano tempi duri nell’attesa di dimostrare la loro estraneità ai fatti contestati loro dal GIP Sergio Enea dell’Ufficio diretto dalla dottoressa  Gabriella Maria Casella, su richiesta dei P.M. Carlo Fucci, Federica D’Amodio e Giacomo Urbano, coordinati dal Procuratore Capo Maria Antonietta Troncone.

Per la città di Maddaloni invece una brutta pagina da dover cancellare quanto prima possibile.