POMPEI (NAPOLI) – Mentre imperversa la pandemia Covid-19 nel mondo, nel criptoportico di una villa nella località Civita Giuliana (Pompei) vengono scoperti gli scheletri di due uomini che tentavano di fuggire dal flusso piroclastico del Vesuvio. Nella stessa area della villa erano stati già ritrovati un cavallo completamente bardato per la partenza del suo padrone, un affresco e un graffito.
La notizia è stata data dal direttore del Parco Archeologico di Pompei e dei Musei del Mibact, Massimo Osanna, accompagnata dal plauso del ministro Franceschini. Un patrizio di circa 40 anni, avvolto in un mantello di lana, e il suo giovane schiavo stavano fuggendo nel secondo giorno dell’eruzione, la mattina del 25 ottobre (non 25 agosto, come si ritiene canonicamente), da una nuova ondata di materiale espulso, che ricoprì Pompei di 7 metri di cenere e pomici, e sarebbe anche definibile il momento in cui i due sono stati travolti dalla corrente, che secondo gli studiosi si aggirerebbe intorno alle 9 del mattino. È ancora in corso lo scavo che potrà forse chiarire meglio in futuro la storia di questi due uomini in fuga e dove fossero diretti. Intanto dalle prime indagini è emerso che la prima vittima è un ragazzo tra i 18 e i 23 anni, alto 1,56. Egli indossa una tunica corta, di lunghezza non superiore al ginocchio, di cui è ben visibile l’impronta del panneggio sulla parte bassa del ventre, con ricche e spesse pieghe. Si pensa che fosse uno schiavo perché presenta una serie di schiacciamenti vertebrali che lasciano pensare che svolgesse lavori pesanti.
Il ritrovamento è odierno, ma la tecnica antica, la tecnica dei calchi. Nel 1863 il direttore degli scavi di Pompei, Giuseppe Fiorelli, sperimentò per la prima volta questa tecnica sui resti umani (nel 1823 il suo predecessore Antonio Bonucci, l’aveva impiegata per oggetti): si individua una zona cava, la si riempie con una miscela di gesso o cemento e acqua e, una volta solidificata, si procede con lo scavo. Il calco è perfetto, i corpi di uomini e animali sembrano ancora pulsare sotto la coltre e ci raccontano di una città antica, un modello troppo importante per gli studi di antichità. Il monito è quello di non farla riassopire.