
Il “Decreto scuola” (D.M. 7 aprile 2026) introduce urgenti disposizioni per riformare abbastanza profondamente l’istruzione tecnica. La normativa appena emanata, che deve essere convertita in legge entro 60 giorni, mira a ridefinire l’offerta formativa degli Istituti Tecnici, dal 2026/2027, focalizzando su competenze e risultati di apprendimento.
Si profila in questi termini una modifica degli ordinamenti disciplinari anche attraverso un decreto interministeriale che, nel ridefinire curricoli e criteri di valutazione, condurrà l’istruzione tecnica verso un adeguamento ai cambiamenti tecnologici e sociali, dettati da Industria 4.0, anche in termini di sostenibilità.
Intelligenza Artificiale e robotica la faranno da padroni?
In realtà le nuove tecnologie non sostituiranno i professori e non faciliteranno gli studenti; esse si limiteranno a ottimizzare la didattica dettando indicazioni che mediante una revisione dei profili di uscita scritti nel P.E.Cu.P. (profilo educativo, culturale e professionale dello studente), in uscita dai percorsi, punta a far conseguire diplomi spendibili e fondati sulle competenze più disparate come pensiero critico, creatività e collaborazione.
È necessaria una riorganizzazione nazionale dei curricoli che dovranno essere flessibili e legati al territorio, non già dettati dal Ministero e, soprattutto, molto attenti alla sostenibilità economica e ambientale.
Una riforma con l’occhio lungo verso il futuro.
Questa riforma appare rivolta a consolidare la tradizione dell’istruzione tecnica allineandola alle esigenze socio-economiche anche mediante la strutturazione di un curricolo riorganizzato che preveda certificazioni intermedie per gli studenti, rispetto alle loro capacità ed abilità descritte in competenze di livello tecnico-superiore.
In tale senso la riforma rafforza il legame istruzione-lavoro e, probabilmente riuscirà a superare l’attuale frammentazione conseguente alla riforma in essere che risale al 2010.
La visione contemporanea implica decisioni in ambito educativo e curricolare, integrando l’automazione, l’innovazione, le competenze e la sostenibilità. Il modello funziona promuovendo l’uso di materiali riciclabili e minimizzando sprechi anche con l’aiuto dell’intelligenza artificiale e della robotica.
Cosa occorre veramente per cambiare?
Questi processi innovativi devono sostenere qualità, prontezza al cambiamento e all’innovazione.
Il Regolamento sotto forma di Decreto che dovrà emanare il Ministro dell’istruzione mirerà a consolidare l’identità dell’istruzione tecnica la cui base fondativa è la consapevolezza del ruolo decisivo nella scuola e nella società di buoni studi superiori connotati da un carattere tecnico operativo.
Anche la classica strutturazione degli Istituti Tecnici che rimanda a due distinti settori, rimane nell’impronta della nuova idea degli Istituti tecnici. Infatti, sia il settore economico sia quello tecnologico-ambientale rappresentano due fondamentali ambiti nei quali c’è bisogno di un incontro produttivo che colmi il divario tra domanda e offerta di competenze.
Nei fatti, riuscire a realizzare un raccordo tra sistema educativo e mondo del lavoro, con un’offerta formativa flessibile e rispondente alle esigenze territoriali potrebbe garantire il ristabilirsi di un circolo virtuoso già realizzato negli anni ‘60 del secolo scorso, quando, la centralità data allo studente e al suo percorso di studi, consentiva all’Italia di essere leader nell’innovazione dei settori tecnologici, nella progettazione industriale e nella manifattura artigianale.