CASERTA –
Sabato 11 giugno alle ore 21.00 con gli artisti del Laboratorio Traduzione & Tradizione del Teatro Stabile di Innovazione “Fabbrica Wojtyla” della città di Caserta – è una anticipazione delle azioni culturali di valorizzazione del Palazzo Reale concordate nella convenzione sottoscritta dal Direttore Mauro Felicori per la Reggia di Caserta, dal Commissario Straordinario Maria Grazia Niccolò per il Comune di Caserta e dalla Direzione del progetto della Regione Campania “Traduzione e Tradizione” nell’ambito del Piano d’Azione per la Coesione.
La rappresentazione teatrale itinerante, organizzata dal responsabile ed abile promoter della Reggia Vincenzo Mazzarella, mai realizzata prima, coinvolge tutte le stanze storiche visitabili del Palazzo Reale senza incremento di prezzo di ingresso e comprende oltre trenta artisti cha si cimentano con i testi originali dell’opera totalmente scritta e dedicata alla Reggia da Patrizio Ranieri Ciu.
“L’istante in cui Luigi Vanvitelli, fermo di fronte alla vasta distesa scelta da Carlo III, ha visto concretizzarsi nella sua mente l’immagine della Reggia di Caserta fu all’ora del crepuscolo. Il tramonto alla Reggia di Caserta è infatti magico: il sole penetra finestre o alberi nel parco dando a stanze e giardini una luce impareggiabile”.
Rosso Vanvitelliano, spettacolo “serale” di eccellenza, prende il via nella Reggia di Caserta quando il sole sta per tramontare. Storie del nostro patrimonio culturale, vicende umane, drammi, ricordi, emozioni, momenti tristi e allegri, situazioni tragicomiche, buffe o intime, tutte evocazioni vissute nel Palazzo Reale più grande del mondo si tingono di un rosso vitale. E’ il letterato Vincenzo Cuoco con accanto la Maschera di Policinella ad accompagnarci nell’incontro con i protagonisti: Vanvitelli, ideatore del complesso architettonico nel suo monologo a Dio, Eleonora Pimentel e Luisa Sanfelice, dame a Corte prima di ribellarsi, nella loro sommessa presentazione di Maria Carolina, Emma Lyon, la prostituta inglese che divenne intima della Regina con “les attitudes”, danze velate che accesero l’interesse di Goethe e del suo amante, l’ammiraglio Nelson, lo scontro di questi con Caracciolo ed i rivoluzionari del ‘99, la politica di corte nelle mani di Acton, di Tanucci o del Cardinale Ruffo tra i disegni di Hackert e le piante di Graefer, mentre nelle cucine Ferdinando è alle prese con il sartou di riso e con una cameriera di corte sempre affaccendata che litiga con dei comici che vanno in scena nel teatro di Corte con il monologo del Gatto. Tutto negli splendidi costumi d’epoca.
In ogni angolo della Reggia quindi c’è un segno della vita che è passata tra un testo di opera buffa sulla lettura e un sogno, tra un pensiero ed un disegno di Napoli: persino le principesse bambine, che un giorno saranno Regine di Francia, di Spagna e d’Austria, di notte, giocando, rivivono nel Palazzo. Ma non tutto è evocazione: nella stanza più lontana… la vera sorpresa… è una voce umana. “Che siamo?” Ci chiede. Perché tra tante voci della storia il viaggio nella Reggia è un pretesto per ricordare che l’umanità ha ancora tanto da imparare.