SANTA MARIA A VICO – Un tranquillo chiostro, in una altrettanto tranquilla serata domenicale, si tramuta in un originalissimo palcoscenico. È questa la magia del Piccolo Teatro Aragonese che dallo scorso ottobre ha aperto i battenti regalando ai suoi spettatori una ventata di aria fresca all’insegna del divertimento.
L’8 marzo si è conclusa ufficialmente una stagione che è partita da spassosissimi sipari ed esilaranti commedie (“Prova d’attore”, “Don Milani”) per arrivare al noir a tinte fosche e al limite del grottesco, con il cupissimo “Game Over”, scritto e diretto da Sergio Savastano e Federico Torre.
Senza dubbio a spiccare tra i numerosi titoli è “The Amen”, in scena il 4 Marzo. Sergio Autieri ha saputo rappresentare ad arte il divario profondissimo che separa sacro e profano, paradigma della complessa interiorità di un giovane prete, che da un lato anela ardentemente alla pace e dall’altro non riesce mai ad attuarla del tutto.
Il suo destino si intreccerà con quello di un giovane criminale, emblema di un ampio gap interiore, stavolta frutto della difficile realtà in cui è costretto a vivere. La parola d’ordine? Speranza. Analoga alla pace interiore a cui i giovani protagonisti tanto aspirano, è infatti la fede in una realtà concreta che possa essere migliore, ma soprattutto raggiungibile. I protagonisti provano a districarsi tra complicati intrecci, arrancano a fatica, tentando di tenersi a galla.
Sullo sfondo di una difficilissima Napoli emerge, tra mille altre pulsioni macchiate di umana imperfezione, l’impulso più autentico, primordiale, legato alla vita. E come potrebbe l’uomo assecondare questa spinta se non spogliandosi completamente di sé stesso, lasciando che soltanto la verità parli per lui? “The amen” è la storia di un riscatto prima impulsivo, poi spavaldo, che si insinua man mano sul palcoscenico. E lo spettatore non può non macchiarsi, anch’egli, di questo spontaneo sacrificio.