Volo di Donna all’Eremo di San Vitaliano. Il silenzio della fede per la passione delle donne

CASERTAVECCHIA – Serata particolare di rara intensità con Volo di Donna, messo in scena ieri sera dai giovani attori del Laboratorio Tradizione & Traduzione, con regia e testi di Patrizio Ranieri Ciu. Teatralmente parlando, non è un azzardo definirla un successo. Umanamente discorrendo, è stata qualcosa di più. Il luogo è l’Eremo di San Vitaliano, gioiello medievale di rara bellezza incastonato nei colli tifatini.   Lo spettacolo, un sogno delicato. O, forse, un ricordo, la moria di donne incontrate, osservate, capite. Sulla scena si alternano momenti forti, intimi, allegri, ironici. Un incontro per riflettere ed apprezzare le infinite sfaccettature dell’universo donna. Ma senza preconcetti, vittimismi o pretenziosità.

Echi da un passato non lontano che parla di analfabetismo contrapposte ad argute riflessioni di una moderna donna di città, l’innocenza di una piccola abbandonata all’ironia di una carnevalata d’amore. Tutta la forza riflessiva della femminilità ha preso il volo sul piccolo sagrato dell’Eremo raccogliendo il numeroso pubblico e raccolto in un fantastico silenzio, sentito e religioso. Monologhi, dialoghi e scene corali hanno così preso per mano, accompagnando gli spettatori in punta di piedi, nel cuore e nei pensieri di donne-simbolo non della storia, ma della quotidianità, della vita vissuta accanto ad ognuno di noi.

La danza ed il canto hanno dato ulteriore significato ai momenti di puro teatro. Il gesto, ora più dolce ed ora più forte, e la melodia hanno raccontato e sottolineato ciò che la parola può soltanto accarezzare e che solo l’anima di una espressione simbolica può interpretare.

Una serata particolare in un luogo particolare ricco di fede e di storia voluto da Luana Cavazzuti ed amorevolmente ospitato dal padrone di casa don Valentino Picazio che si è conclusa con una conviviale degna dell’iniziativa. Una di quelle occasioni che onorano il vero teatro e fanno dire con orgoglio allo spettatore «io c’ero».