[author title=”di Salvatore Orlando” image=”https://www.casertatoday.net/news/wp-content/uploads/2016/02/1-e1454523638225.jpg”][/author]
A circa 36 ore di distanza dalla clamorosa azione della Benemerita che ha tratto in arresto il sindaco di Maddaloni ed il suo ‘bancomat’ – come definito dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere – l’imprenditore dei rifiuti Alberto Di Nardi, a mente fredda e con occhio disincantato, possiamo andare a fare qualche considerazione. Anche in virtù del fatto che le sponde opposte, presa visione di quanto recita la nota diramata dal tribunale, stanno prendendo posizione su quello che rappresenta non solo per la città caudina ma per un intero territorio.
Maddaloni era l’unica grossa città che non aveva visto – entro il termine del 24 febbraio, ultimo per mandare i cittadini alle urna anticipate – interrompere anzitempo l’attività amministrativa. Poteva essere un vanto questo e chi difendeva i colori di De Lucia già sbandierava il vessillo della onestà, della trasparenza, della legalità. Un miraggio. Perché il bubbone scoppiato all’alba del 7 marzo si è rivelato molto più malsano di tanti altri centri che le Istituzioni hanno sciolto.
Questa volta – fermo restando la parte garantista di ciascuno di noi, in attesa che la giustizia compia il suo normale processo – la politica avrebbe (il condizionale durerà fino al terzo grado di giudizio) usato i suoi poteri non solo per per la sopravvivenza quotidiana, ma anche per garantirsi un futuro pressocché simile al momento attuale. La Procura parla di fiumi di denaro che con cadenza regolare fluttuava da una tasca ad altre nell’ottica del compiacimento al potere. Salvo poi cadere nel tranello di doppiogiochisti ed affaristi che con promesse verso taluni e minacce verso tal altri acquisivano sempre più il centro della scena e pilotavano le manovre ai soli fini di ottenere privilegi personali.
Non è Maddaloni il primo caso di storie a dir poco illecite. Ce ne sono state e ce ne saranno in avvenire tante altre che ormai un sistema sempre più inalienabile dai nostri usi e costumi continua a perversare lungo tutta la penisola. Ci sarà un modo come debellarlo definitivamente. Quasi ogni alba che spunta vede reiterarsi il diffondersi del malaffare, ogni volta si sprecano fiumi di inchiostro e si spreca fiato a volontà per trovare il modo per mettere fine a tutto ciò. Ad ogni episodio che si sprezza ne segue un altro, a volte molto peggiore rispetto a quello precedente. Ormai l’Italia sembra sempre più uno stivale colmo di fango, sempre più pesante per chi vuole tirarlo fuori dalla melma. Basterà la volontà di (purtroppo) pochi che ogniqualvolta si va alle urna è costretto a misurare i propri voti con quelli messi in campo da chi prima, durante e dopo cerca di accaparrarsi le simpatie di personaggi che poco hanno a che vedere col benessere collettivo.
Fa specie che imprenditori di spessore si facciano trovare con le mani nella marmellata come è successo a Di Nardi, ma forse l’esito della doppia perquisizione prima e dopo la sua visita al Centro Calatia non è frutto dell’ingenuità dell’individuo quanto dell’atteggiamento temerario di chi credo che tutto può e tutto fa.
Maddaloni è già alle spalle. Si spera di non occuparsi a breve di altre vicende similari. Ma le probabilità sono sempre più ridotte al lumicino. Il problema è un altro. Quando uno si presenta alle elezioni mostra la sua faccia pulita, le sue mani libere, le sue parole da prendere come oro colato. il più delle volte i guai li combina in corso d’opera: ecco perché il cittadino si sente disorientato, incapace, impotente. Chi mai potrà dare assicurazioni opportune che dopo essersi accomodato su quella poltrona, si rimane sempre con la stessa faccia, le stesse mani, le stesse parole….
Mentre i giudici si accingono ad ascoltare cosa hanno da dire De Lucia, Di nardi e gli altri a loro discolpa, gli inquirenti vanno avanti per la loro strada: se il sistema era quello di Maddaloni è lecito ipotizzare che anche altrove si segue lo stesso regime. Il Di Nardi e la sua DHI svolgono lo stesso servizio in altri 12 comuni della provincia di Caserta, si spera vivamente di non dover recidere altre Rose dal nostro giardino.