Starbucks in Italia? Questa volta è tutto vero

MILANO – Tra gli annunci e le smentite degli ultimi anni, si tratta forse dell’evento più rimandato del secolo (che, tra l’altro, è solo agli inizi). Ma, questa volta, sembra tutto serio, tanto da ricevere una pagina sul New York Times (http://www.nytimes.com/2016/02/29/world/europe/with-humility-starbucks-to-enter-italian-market.html). Starbucks apre a Milano – con calma ed entro la fine del 2017 – e lo fa con un partner di tutto rispetto.

Non sarà da sola, infatti, in questa avventura la famosa catena americana di caffetterie, fondata il 30 marzo 1971 a Seattle da Howard Schultz. Al fianco di questa avventura italiana ci sarà Antonio Percassi, presidente della holding Odissea e della squadra di calcio dell’Atalanta che controlla anche il marchio Kiko.

«La storia di Starbucks è intimamente legata alla maniera in cui gli italiani realizzano un espresso perfetto – ha assicurato il presidente e ceo di Starbucks, Howard Schultz – tutto ciò che abbiamo finora realizzato si basa su questa straordinaria esperienza. Abbiamo sempre avuto cura di rispettare quest’eredità da 45 anni e oggi è con una grande umiltà e un profondo rispetto che ci accingiamo a provare di condividere quel che abbiamo imparato».

Ed è proprio questa umiltà e questo profondo rispetto del rito del caffè italiano che ha, in effetti, bloccato la catena americana da un’apertura nel Bel Paese. Il culto italiano – fin troppo distante dal Frappuccino e del Chai tea latte presenti nei menù di Starbucks – rischia, in effetti, di mettere sin da subito in crisi il sistema dell’american coffee, senza dimenticare che non sarà facile conquistare un mercato in cui l’espresso nessuno lo paga più di un euro mentre i bollenti caffè e cappuccino americani sono già offerti in tutta Europa a 3/4 euro in bicchieri di carta.

Schultz, per l’ingresso di Starbucks in Italia, prevede di sviluppare una miscela di caffè esclusiva per questo mercato, e prevede che la qualità del caffè Starbucks «sarà sorprendente per tutti gli italiani». Sicuramente, l’apertura della catena americana al nostro paese porterà nuovi ambienti, destinati ad attrarre soprattutto i più giovani (anche solo attraverso l’offerta di un wi-fi gratuito ed illimitato). Sondaggi, inoltre, dimostrano che il marchio è notissimo nel nostro paese grazie proprio a quegli italiani che hanno provato i caffè Starbucks, nonostante l’assenza di punti vendita nazionali.