Blitz Guardia di Finanza nella “Terra dei Fuochi”: lavoro nero e smaltimento illecito dei rifiuti industriali

Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta ha intensificato negli ultimi giorni i controlli in tutto il territorio della Provincia per contrastare, tra l’altro, il fenomeno del sommerso da lavoro e di impresa, nonché l’illecito smaltimento di rifiuti industriali, con particolare attenzione alla c.d. “Terra dei Fuochi”. Il piano operativo, nell’ambito del quale sono stati effettuati diversi controlli, ha consentito di individuare complessivamente 27 lavoratori in “nero”, nonché di constatare numerose violazioni alla normativa sulla sicurezza degli ambienti di lavoro e sul corretto smaltimento dei rifiuti industriali, anche speciali.

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In particolare, I finanzieri del Gruppo di Aversa hanno effettuato un accesso presso un opificio in Gricignano d’Aversa, operante nel settore del confezionamento di abbigliamento, riconducibile ad una ditta intestata ad un trentaduenne extracomunitario residente nel predetto comune casertano, che provvedeva a realizzare dei semilavorati poi utilizzati da altra impresa di confezioni della zona. All’interno della fabbrica i militari hanno identificato 21 cittadini bengalesi, intenti a lavorare alle cucitrici industriali, di cui 9 impiegati totalmente in nero e privi di permesso di soggiorno.

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Nei locali ispezionati, chiaramente inadeguati per le lavorazioni in corso e per la numerosità degli addetti, sono stati rinvenuti circa 100 kg. di scarti della lavorazione tessile stipati in sacchi di plastica pronti per essere smaltiti illegalmente nelle campagne dell’Agro-Aversano, atteso che il titolare dell’opificio non  è  stato in  grado di esibire alcun documento attestante il regolare conferimento dei rifiuti a ditte specializzate del settore. A seguito delle rilevanti violazioni riscontrate, il proprietario dell’azienda è stato segnalato alla competente Autorità Giudiziaria per rispondere dei reati in materia ambientale, nonché per l’impiego di manodopera irregolare e per le violazioni sulla sicurezza dei luoghi di lavoro.

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L’azienda e le attrezzature industriali (23 cucitrici e 4 stiratrici) sono state sottoposte a sequestro ed i lavoratori clandestini lì impiegati, dopo essere stati anch’essi deferiti alla Procura della Repubblica di Napoli Nord per il reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato, sono stati accompagnati presso l’Ufficio Immigrazione della Questura di Caserta per le procedure di espulsione.  Un’altra pattuglia delle Fiamme Gialle aversane, con l’ausilio di personale del servizio ispettivo dell’A.S.L. di Caserta, è intervenuta, invece, presso un calzaturificio di Lusciano, dove sono state riscontrate gravi violazioni ambientali connesse alle esalazioni dei prodotti chimici utilizzati per la produzione delle scarpe. Anche in questo caso è stato operato il sequestro della fabbrica (compresi 22 macchinari per il confezionamento delle calzature) ed il responsabile, un italiano quarentenne, è stato anch’esso segnalato all’Autorità Giudiziaria per violazione delle leggi a tutela dell’ambiente e per il mancato rispetto della normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro. Nel contempo i militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Sessa Aurunca intervenivano presso un locale di ristorazione di Cellole ed un altro calzaturificio situato nel Comune di Lusciano. Nel primo caso sono stati individuati 4 lavoratori in nero e nel secondo caso ne sono stati scoperti altri due, oltre a riscontrare violazioni amministrative in materia di smaltimento illecito di rifiuti. Altri interventi sono stati effettuati, congiuntamente al personale della Direzione Territoriale del Lavoro di Caserta, presso stabilimenti di società operanti nel settore tessile e abbigliamento ubicate nella zona industriale ASI di Marcianise e nel circondario dei Comuni di Vitulazio e Pastorano. Anche in questo caso sono stati scoperti 12 lavoratori in “nero” e riscontrate violazioni in merito alle procedure di smaltimento dei rifiuti industriali prodotti.

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I dati raccolti negli interventi repressivi sono ora al vaglio dei finanzieri per la valutazione della loro rilevanza in ordine all’evasione fiscale dell’intera filiera produttiva di cui i soggetti controllati rappresentano solo la fase iniziale di realizzazione del prodotto finale, atteso che l’impiego di manodopera irregolare con connessa evasione tributaria e contributiva, nonché il risparmio dei costi produttivi relativi alla messa in sicurezza dei locali e al corretto smaltimenti dei rifiuti, anche speciali,  delle  lavorazioni,  consentono all’imprenditore disonesto  di  poter  abbattere  i  costi complessivi e di finanziare illecitamente l’attività, inquinando così il mercato di riferimento e distorcendo la corretta concorrenza commerciale.