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“Ho letto con attenzione la lettera inviata dal commissario Franco Mirabelli. Condivido con lui l’esigenza che il nostro partito esca da logiche di correnti e fazioni e diventi un ‘partito degli iscritti’ e, come lui, auspico un confronto franco e trasparente che manca da troppo tempo. E proprio in linea con questo spirito di confronto e collaborazione, allora, esprimo alcune considerazioni per una seria riflessione interna.
Intanto, ritengo – e tanti come me – che il rispetto del Partito e delle sue regole è tale se le regole sono chiare per tutti e dappertutto.
Così, ad esempio, a Marcianise, dove una dolorosa e violenta dialettica interna, è sfociata in una contrapposizione elettorale, le cui responsabilità politiche sono tutte ancora da chiarire. Da militante, prima che da parlamentare, ritengo una ferita ancora aperta l’immagine di un ex segretario provinciale e fondatore di questo partito che viene messo alla porta. Anche a Santa Maria Capua Vetere si vive una forte contraddizione. Con la differenza che a Dario Abbate non sono state concesse le primarie da lui richieste per la scelta del candidato sindaco, qui il sindaco eletto ha rifiutato, pur invitato dai vertici regionali e nazionali, di rappresentare il Pd alle elezioni, preferendo un’eterogenea coalizione civica, che va da ex Fratelli d’Italia, passando per ex Forza Italia, fino a Rifondazione Comunista. Ed oggi in giunta sono presenti esponenti del PD che rivestono ruoli anche fuori della realtà locale. Ed allora, guai a quel partito che infonda il dubbio, negli iscritti, che qualcuno ‘è più uguale degli altri’, che le regole dei vincitori sono diverse dalle regole dei vinti o, peggio, che esistono eccezioni per chi è amico di una ‘parte’ piuttosto che dell’altra. Diversamente significherà tradire la riflessione in premessa di superare le autoreferenziali logiche degli amici degli amici. Personalmente avverserò sempre l’ipocrisia di due pesi e due misure. La mia opinione è che in questo momento storico, per arginare i potentati che si nascondono nei finti civismi, il partito deve tornare centrale, recuperando tutte le sensibilità migliori, superando dappertutto le frizioni elettorali. Riflettiamo, infatti, sul fatto che, anche nei comuni in cui si vince, il PD non riesce a superare la soglia del 12/13 per cento, quando va bene. Se invece prevarranno logiche di epurazione, allora che si decida, ripeto, in base a regole uguali per tutti e dovunque. Apriamo, inoltre, un confronto su legalità e garantismo, confrontiamoci sul fatto che si possa essere al contempo garantisti e fermi difensori della legalità. E lo dico pensando all’amico Stefano Graziano persona corretta che, a differenza di altri, non ha esitato a fare un passo indietro nell’attesa di dimostrare la propria estraneità ai fatti. Condivido pienamente la riflessione coerente e seria della senatrice Rosaria Capacchione riguardo la totale l’inflessibilità, senza se e senza ma, rispetto a vicende di illegalità, fuori dall’ambiguità di un correntismo purtroppo ancora presente su tutti i livelli, per il quale esistono indagati più o meno presentabili.
Questo è inaccettabile, perché lancia messaggi poco chiari ai nostri elettori. La dignità degli iscritti, inoltre, passa anche per il rispetto dei circoli e così dovrebbe essere spiegato al circolo di Maddaloni perché dopo un commissariamento sia giunto anche un insolito e quanto meno irrituale subcommissariamento. Infine, ancora gli iscritti. Il tesseramento deve essere trasparente e chiaro. Sono fermamente convinta che il Partito Democratico di Caserta abbia le donne e gli uomini capaci di costruire tutto questo. Si può ricominciare da tutti loro, anche con il contributo generoso e leale di Mirabelli, per uscire dalla fase del commissariamento e restituire al Pd casertano la sua autonomia ed il suo protagonismo nell’azione di governo e rilancio dei territori”, conclude Sgambato.