Caserta al voto. La Cultura cavallo di battaglia di Speranza per Caserta

 

Apperti critica le modalità della coppia Del Gaudio-Cagnazzo nella candidatura a ‘capitale’ nel 2019 e punta a quella del 2020

Speranza per Caserta considera, e non da ora, la “Questione Cultura” uno dei temi strategici per combattere la crisi sociale e produrre nuova economia sostenibile sui nostri territori. Ecco che non uno, ma decine di progetti con al centro la tutela e la valorizzazione culturale devono nascere e crescere in città: noi saremo sempre attivi e motivati di fronte a questa sfida. Ma noi vogliamo “vera cultura” e non proclami vuoti e privi di fondamento. Le dichiarazioni del candidato Sindaco di Caserta Carlo Marino suscitano perplessità, tanta perplessità, sulle modalità con cui si dovrebbe approntare la candidatura di Caserta a Capitale della Cultura per il 2018, così come avanzata sulla stampa locale dal direttore della Reggia Felicori. Onestamente, considerata la situazione generale (dissesto finanziario, commissariamento del Comune, filoni di indagine che si susseguono e si accavallano) sembra ancora più inopportuno questo “ping pong” di dichiarazioni. La cultura ed il sapere, purtroppo, nella nostra città sono ancora lontane dal diventare fattori di coesione sociale e di apprendimento permanente; per cui abbiamo la nettissima sensazione di trovarci di fronte all’ennesima “invenzione” mediatica puntata sulla visibilità di chi propone e non sulle reali condizioni dello “spazio vitale” da cui siamo circondati. Anche i tempi tecnici appaiono  quantomeno impervi per permettere lo studio e la realizzazione concreta della documentazione. Ecco perché intraprendere tale scelta sarebbe “impossibile” nella migliore ipotesi, e addirittura “scellerata” nella peggiore e cioè nel caso in cui venga in maniera raffazzonata riciclato e incollato “alla buona” vecchio materiale ereditato dalla disastrosa avventura della partecipazione di Caserta al concorso per la Capitale Europea della Cultura 2019 confezionata dalla “premiata ditta” Del Gaudio-Cagnazzo. Per vincere questi premi bisogna costruire un percorso partecipato e globale (infatti nella passata edizione si perse proprio perché questo a Caserta non si fece, rispetto al lungo lavoro di coordinamento svolto dalla meritata vincitrice, Matera). Non servì allora, e non servirebbe a nulla oggi, dare una spolverata e mettere in evidenza, dentro ad una banale lista della spesa, le belle cose che abbiamo (Reggia, Belvedere, Casertavecchia, ecc…). Serve un progetto completo, sedimentato e coordinato; servono mesi di collaborazione e confronto tra numerosi soggetti pubblici e privati; serve il lavoro di ricerca delle università ma anche forum civici e convegni tra i professionisti del settore; servono le associazioni e le imprese di ogni tipo e livello che lavorano assieme e fanno rete. E si vorrebbe realizzare tutto questo in soli due mesi e per giunta a cavallo delle elezioni? Non vogliamo vedere l’ennesima pioggia di denaro pubblico sprecato in operazioni “vetrina”. Non siamo i “soliti pessimisti” o “quelli del no a prescindere”. E’ un “no” ben motivato. Primo, le città che partecipano alla selezione del titolo per il 2018 non potranno partecipare ai prossimi due bandi. Poi, la manifestazione di interesse a partecipare deve essere sottoscritta dal Sindaco entro il 31 Maggio e sarebbe quindi compito del commissario straordinario gestire le procedure, ma vi sembra una iniziativa di gestione ordinaria? Ancora, entro il 30 Giugno (25 giorni dopo le elezioni!) dovrà essere inviato un dossier contenente il programma delle attività culturali previste, della durata di un anno; il modello di governance e la struttura responsabile per l’elaborazione e promozione del progetto, per la sua attuazione e per il monitoraggio dei risultati, con l’individuazione di un’apposita figura responsabile, una valutazione di sostenibilità economico finanziaria, ed infine gli obiettivi perseguiti, in termini qualitativi e quantitativi, ed i relativi indicatori. Per terminare, alcuni criteri di selezione delle proposte presuppongono un progetto dalle solide fondamenta: “efficacia del progetto come azione culturale diretta al rafforzamento della coesione e dell’inclusione sociale”, o “innovatività e capacità delle soluzioni proposte di fare uso di nuove tecnologie”, o ancora “realizzazione di opere e infrastrutture di pubblica utilità destinate a permanere sul territorio a servizio della collettività”.

E’ quindi evidente che  siamo di fronte all’ennesima spregiudicata avventura che non porta a nulla se non ad un grosso polverone; all’ennesima “festa di piazza” trasformata nell’arco di pochi giorni, in grande evento; al chiasso, ai “corni”, alle risse e tutte le altre “eccellenze” della nostra “insensata” movida priva di ogni benché minimo segnale di programmazione territoriale. Signor Carlo Marino, sono queste le grandi novità che dobbiamo aspettarci dalla sua candidatura? Speriamo che i casertani si possano svegliare da questo “torpore” senza cadere nell’ennesimo trucchetto dei soliti noti. Siamo sempre allo stesso punto, ancora fermi nello stesso guado di arretratezza e malcostume. Non sono queste le condizioni per proporre progetti tanto ambiziosi e poi destinati a finire nell’ennesima brutta figura. Speranza per Caserta, movimento a cui piace essere onesto con i propri cittadini, propone l’immediata approvazione di una delibera per costituire una commissione tecnico-politica che avrà il compito di condurre Caserta verso una concreta, legittima, fattibile e vincente candidatura per il titolo del 2020.