Caserta. Pur senza scendere in lizza è stato uno dei protagonisti della campagna elettorale a Caserta. Annunciò la sua discesa in campo e si levò un alito di speranza per la città; disse che non avrebbe proseguito il suo percorso e in tanti rimasero delusi. Ma non è rimasto a guardare passivamente quello che i suoi potenziali omologhi hanno detto e fatto nella corsa verso Palazzo Castropignano. Arrivò addirittura ad organizzare un dibattito pubblico tra i contendenti che non ottenne il consenso unanime di tutti gli aspiranti sindaci. Raffaele Cutillo ha dimostrato di avere le carte in regola per giocare un ruolo di primo piano ed ora, restando equidistante da chi poi ha battagliato fino alla fine, può permettersi il lusso non già di dare giudizi, ma valutare con serenità quello che attende Caserta con l’era appena inaugurata da Carlo marino quale primo cittadino e Riccardo Ventre come oppositore del suo intento di amministrare la città. Ed infatti le schermaglie tra i due non sembrano attenuarsi dopo la notte tra il 19 e il 20 giugno, ma danno seguito al canovaccio che probabilmente ci attende per 5 anni. L’ultima diatriba è provocata dal famigerato decreto 113 che spedirebbe a Caserta ben 150 milioni, a detta di qualcuno, per far fronte al dissesto, o una cifra minore, secondo altri, che comunque i cittadini restituiranno prima o poi, per cui non ci sarebbe da menar tanto vanto da questa operazione.
“Come sempre – dice Raffaele Cutillo – la verità non sta tutta da una parte e la bugia tutta da un’altra. Io non so se è veramente la cifra decantata quella che spetta alla città. Ma se lo fosse, come pure se fosse inferiore, vedo la questione in maniera estremamente positiva e produttiva per Caserta. Non fosse altro per il fatto che potrebbe essere un incentivo a razionalizzare bene la spesa e aggrapparci ad essa per cercare di uscire dal guado”.
Cutillo non ha dubbi. Senza voler entrare nel metro di giudizio tra i due, li vede ancora – purtroppo – stretti nella morsa di una politica che non spalanca le sue porte ad una autentica rigenerazione. Questo è stato il motivo della sua rinuncia, tuttavia l’architetto non abiura alla speranza che Caserta ha un futuro migliore.
“Tra cinque anni avrò 63 primavere – esclama spedendo nello sconforto più profondo il suo interlocutore – e non penso sia in grado di affrontare certi discorsi. Ma il nostro dovere resta quello di inculcare alle generazioni future i sentimenti che ci spingono a sperare in un futuro migliore. Caserta ha le potenzialità per esprimere valori di primissimo piano, a partire già da ora, per questo non dobbiamo mollare la presa.
Salvatore Orlando