L’organizzazione responsabili di prestiti con un tasso al 120%. Sequestrati 5 milioni di beni
Marcianise e Capodrise nella morsa della Guardia di Finanza. I militi delle Fiamme Gialle hanno notificato – e stanno ancora procedendo con perquisizioni presso amici e parenti – provvedimenti a carico di persone ritenute vicine al clan Belforte destinatari di contestazioni di reati vari tra i quali estorsioni e usura. I militari si sono attivati sulla scorta delle dichiarazioni di alcuni pentiti tra cui il capoclan Salvatore Belforte.
Quattro i soggetti destinatari dell’ordinanza di misura cautelare in carcere: Roberto Trombetta (padre dell’ex consigliera comunale Danila) nato a Casagiove il 18 settembre 1964, Eremigio Musone nato a Capodrise il 2 gennaio 1973, Simmaco Zarrillo nato a Marcianise l’11 novembre 1992, Maddalena Delli Paoli nata a Marcianise il 23 marzo 1971. Agli arresti domiciliari sono finiti Roberto Piccolella nato a Caserta il 24 settembre 1976 e residente a Capodrise in via Acconcia, 40 e Francesco Tammaro, nato a Napoli il 3 settembre 1962 e residente a Villaricca in Corso Italia, 247. Con loro anche 13 indagati a piede libero.
QUESTA LA NOTA UFFICIALE DELLA GUARDIA DIFINANZA. Nel corso della notte, nell’ambito di indagini coordinate da questa Direzione Distrettuale Antimafia nell’ambito della c.d. operazione “DYNASTY”, la Compagnia della Guardia di Finanza di Marcianise ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 6 soggetti (4 in carcere e 2 ai domiciliari), gravemente indiziati di aver partecipato, a vario titolo, all’associazione per delinquere di tipo camorristico denominata “clan Belforte” (o “Mazzacane”), ponendo in essere, in modo continuativo, fatti di usura, estorsione, riciclaggio, abusivismo finanziario, trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante dell’utilizzazione del metodo mafioso. In particolare, le investigazioni, in cui risultano complessivamente coinvolti 9 soggetti, hanno dato riscontro a diverse dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, portando alla luce l’esistenza di un’intensa attività usuraia perpetrata in modo sistematico e quotidiano attraverso continue richieste di denaro in danno delle numerose vittime. Le pressioni esercitate sulle persone offese, soggette a gravi e frequenti atti di intimidazione, le ponevano in una condizione di paura e totale soggezione. A causa del timore di subire gravi ritorsioni, gli imprenditori usurati, a fronte dei prestiti ricevuti, dovevano corrispondere interessi elevatissimi in una spirale perversa che li ha portati in una situazione di grave dissesto finanziario e sul ciglio del fallimento. Le vittime, seppur inizialmente reticenti perché costrette al silenzio, a seguito delle indagini svolte dalla Fiamme Gialle, poste di fronte ai fatti, hanno confessato di essere da decenni vittime degli appartenenti al clan camorristico. Sulla base dei dati raccolti, è stato quindi dettagliatamente ricostruito il “giro d’affari” della consorteria criminosa e, attraverso un puntuale esame della documentazione bancaria, sono stati determinati gli interessi usurai applicati, che, in alcuni casi, hanno superato la soglia del 120%. L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli ricostruisce le vicissitudini criminali del clan “Belforte”, operante in Marcianise e nei paesi limitrofi. Le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, oggetto di plurimi provvedimenti giudiziari, sono conformi nel ritenere che i “Mazzacane” gestiscono le estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti locali, controllano il traffico di stupefacenti, si infiltrano nelle attività imprenditoriali, o costituiscono vere e proprie società con imprenditori compiacenti agevolati nella concessione di appalti, ovvero concedono prestiti agli imprenditori in difficoltà in cambio di interessi usurari (oltre al pagamento delle tangenti). Sulla base della comprovata appartenenza alla consorteria criminosa, il Tribunale partenopeo, oltre alle 6 custodie cautelari, ha disposto il sequestro preventivo nei confronti degli indagati, di appartenenti al loro nucleo familiare e di prestanome, di immobili, disponibilità finanziarie, quote societarie e beni mobili per un valore di circa 5.000.000 euro. Ai fini della confisca, sono stati quindi complessivamente sottoposti a vincolo cautelare 14 immobili (tra cui due villette con piscina), 7 autovetture di pregio, quote di partecipazione in 4 società di capitali e n. 13 rapporti bancari. E’ opportuno rimarcare che, grazie agli strumenti normativi della confisca speciale o allargata e di quella per equivalente, è possibile aggredire i patrimoni illeciti e privare gli autori del reato dei mezzi e del capitali necessari per perpetrare le proprie attività criminali.