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Due donne uccise nel breve volgere di poche ore. Lucca e San Prisco rilanciano alla ribalta un fenomeno che turba le coscienze oltre che porre dei seri interrogativi sulla società che ci vede protagonisti. Alti gli allarmi di chi condanna con fermezza queste atrocità, anche la politica cerca di offrire soluzioni ma gli episodi non sembrano destinati a regredire.
“Non basta, no – urla Nicoletta Pomposo, da sempre vicino alle problematiche afferenti i servizi sociali e recentemente candidata alle elezioni comunali a Caserta – apprezzo gli interventi di Laura Boldrini e Mara Carfagna, ma non penso sia sufficiente sbloccare i fondi per i centri antiviolenza, ci vuole ben altro”.
Nicoletta Pomposo non ha esaurito col 6 giugno la sua carica battagliera nell’occuparsi di problematiche sociali. I circa 300 voti di preferenza raccolti la spingono a tenere fede agli impegni di chi le ha dato fiducia e quindi seppur dall’esterno delle istituzioni è tutta protesa a far sentire la sua voce di cittadina e rimarcare le storture di una società che stride col suo pensiero ed il suo modo di vivere.
“C’è da fare un gran lavoro – spiega – con una campagna di educazione nelle scuole ma ancor più nelle famiglie. L’esperienza recente della campagna elettorale mi ha portato a far visita a tante famiglie e talvolta mi son potuto rendere conto del degrado in cui ancora alcuni nuclei sono costretti a vivere. Molto spesso è proprio in quegli ambienti che prolificano germi di disagio che in alcuni casi sfociano in tragedie. Leggo da qualche parte che la coppia di San Prisco viveva in una baracca, provo ad immaginare la scintilla che ha provocato l’irreparabile. Un maggiore monitoraggio dei Servizi Sociali in tanti casi potrebbe evitare che una situazione già precaria possa degenerare”.
Nicoletta Pomposo vuol porre altresì l’accento su un significato ben preciso che comporta qualsiasi forma di violenza. Se poi questa poi sfocia nel privare la vita a qualcuno, la cosa assume un aspetto ben identificato.
“C’è chi ha detto che chi uccide un individuo uccide l’intera umanità – osserva – è tutto vero perché se io ammazzo, quella persona non ha un ego che la sostituisce. Ho eliminato quell’individuo e non ci sarà verso che egli possa essere restituito agli affetti dei suoi cari”.
Come contrastare questa fenomenologia, quali armi ha in mano la società ‘civile’ per respingere forme di violenza talmente gravi da sopprimere un essere umano, nel caso delle donne, molto più indifese rispetto a chi perpetra la violenza?
“Ripeto che vanno bene le proposte formulate dal Presidente della Camera e dall’ex ministro alle Pari Opportunità sullo sblocco dei fondi, ma parallelamente di devono promulgare leggi ad hoc. Nel caso del femminicidio – acclarata la colpa – non ci può essere indulgenza: chi ammazza deve scontare la pena fino alla massima punizione, l’ergastolo. Come pure quando si commettono violenze su bambini, anziani, persone insomma impossibilitati più di altri alla difesa. Inutile che ad ogni caso che si susseguono – come Lucca o San Prisco – pronunciare parole di cordoglio e voltare la faccia dall’altro lato senza far nulla. Dobbiamo scuoterci come legislazione, la politica ed in questo caso il Parlamento – se ha ancora una funzione – deve emanare leggi esemplari che distolgano chi ha ancora un residuo di sale in zucca a perpetrare certi delitti. Altrimenti lo Stato abdica alla sua funzione, i cittadini si sentono abbandonati al loro destino e finiamo nella pratica della giustizia-fai-da-te. Che è un delitto ancora peggiore.
Salvatore Orlando