LA DENUNCIA DEL SINDACATO AZZURRO FILP, CASINELLI E CELESTINO: “CONTROVERSI RAPPORTI NELLA GESTIONE DI RIFIUTI A SALERNO”

SALERNO. Il Sindacato Azzurro – FILP chiede un incontro urgente alla Societa’ Eco Ambiente spa, al Consorzio Sa/4 , AL Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e all’Assessore all’Ambiente della Regione Campania Fulvio Bonavitacola, al Presidente della Provincia di Salerno , ai sensi della legge regionale n.5 del 2014 e della legge regionale n.14 del 2016.

A firmare la richiesta per il Sindacato Azzurro Ettore Casinelli e Walter Celestino.

EcoAmbiente Salerno SpA è la società a socio unico – soggetta all’attività di direzione, di coordinamento e di controllo della Provincia di Salerno – che gestisce il ciclo integrato dei rifiuti urbani nella provincia di Salerno. La Società provinciale è stata costituita in data 30 Dicembre 2009 dalla Provincia di Salerno, con atto del Notaio Dott. Roberto Orlando, registrato in Sala Consilina il 30 Dicembre 2009, in attuazione della Legge n° 26 del 26 Febbraio 2010, di conversione del D.Lgs 195 del 30 Dicembre 2009.

La mission della Direzione Aziendale consiste in:

– gestire in modo efficiente, efficace ed economico il ciclo dei rifiuti urbani nella provincia più estesa d’Italia, nel rispetto delle disposizioni normative volte alla eliminazione della frammentazione gestionale, caratteristica degli ultimi 20 anni di gestione dei rifiuti nella Regione Campania;

– ottemperare alle esigenze di informazione e comunicazione ai cittadini, sia per quanto concerne la materia ambientale in generale sia in ordine alla mera gestione dei servizi;

– realizzare la sinergia con le 158 Amministrazioni Comunali della Provincia di Salerno al fine di garantire un servizio a tutela della salute pubblica, capillare ed omogeneo sull’intero territorio di riferimento.

Sta di fatto che per il Sindacato Azzurro sarebbe mancata la prevista sinergia tra la EcoAmbiente Salerno Spa e le amministrazioni comunali della provincia di Salerno oltre che , per gli inquirenti , sarebbero state accertate numerose irregolarità ed ipotesi di reato come peculato e turbativa d’asta.

A dimostrazione di cio’ Casinelli e Celestino ricordano le indagini su Macchia Soprana, Parapoti e Stir di Battipaglia e la maxi inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Salerno sull’affare rifiuti. In particolare la gestione e il trattamento del percolato prodotto dagli impianti di Macchia Soprana e di Parapoti e per la movimentazione e il trasporto dei rifiuti speciali prodotti dallo stir di Battipaglia alla discarica di Campagna.

“Una indagine – dichiarano i Rappresentanti del Sindacato Azzurro – che mette nel mirino parte importante del ciclo dei rifiuti della provincia di Salerno.

Un business da milioni di euro. Ventuno gli indagati, raggiunti nei giorni scorsi da avvisi di garanzia. Le ipotesi di reato formulate dal sostituto procuratore Silvio Marco Guerriello, sono di turbativa d’asta e peculato. Tra loro anche nomi noti dell’imprenditoria campana e con un intreccio di interessi e presunte e ripetute irregolarità che ha acceso l’attenzione degli inquirenti.

Ecco tutti gli indagati

Nel fascicolo della dda sono finiti i vertici di Ecoambiente Salerno (partecipata della Provincia): Cosimo Montefusco (responsabile unico del procedimento), Gianluca De Santis (direttore generale), Domenico Ruggiero (presidente della commissione gara e direttore tecnico), Attilio De Nigris (membro della commissione di gara), Maurizio Buccella (direttore dei lavori). Insieme a loro anche Aroldo e Berto De Luca, legali rappresentanti e amministratori della Gel spa, azienda che come vedremo ha un ruolo chiave nell’inchiesta.

De Rosa e De Vizia, nel mirino anche il trasporto rifiuti speciali

Nel mirino degli inquirenti anche due aziende importanti nel panorama imprenditoriale campano e non solo. La De Vizia Transfer (nel registro degli indagati sono finiti (Vincenzo De Vizia, socio e presidente del cda dell’azienda, e il socio Marisa Lombardi), e la Smet Logistic, del battipagliese Luigi De Rosa (presidente), azienda che si muove nell’universo Fiat ed è leader nella logistica integrata e nel trasporto intermodale. Proprio De Rosa nei giorni scorsi ha ricevuto dal presidente Mattarella la nomina di cavaliere del lavoro, nomina che forse l’indagine in corso avrebbe consigliato almeno di rinviare (fino evidentemente all’eventuale accertamento dei fatti contestati). L’avviso di garanzia potrebbe aver suscitato anche qualche imbarazzo nel rigido ambiente della casa automobilistica torinese.

Tra gli altri indagati, Mario Capo, Giuseppe D’Acunzi, Marco Senatore, Vincenzo Manzo, Sara Fariello, Roberto Bellizia, Giovanni D’Antonio, Vincenzo Albini, Marco Lauretti, Walter Elizzi e Vincenzo De Prisco.

Quell’appalto molto sospetto

Il cuore dell’inchiesta parte dall’appalto per la realizzazione di un impianto per il trattamento del percolato prodotto dalla discarica di Macchia Soprana, a Serre. Gli inquirenti avrebbero accertato una serie di rilevanti irregolarità.

Per la dda la Gel spa (azienda che ha poi vinto il bando), sarebbe stata ammessa alla gara nonostante la sua offerta tecnica risultasse anomala, perché prevedeva la realizzazione di un impianto sovradimensionato rispetto al capitolato. Ma non solo. Per gli investigatori, il contratto sarebbe stato snaturato. Infatti, rispetto alle previsioni sulle potenziali quantità di materiale trattato ogni giorno (120 metri cubi), e nell’arco dei cinque anni previsti (180mila metri cubi), è stato autorizzato un incremento del venti per cento. Che oltre a portare il totale complessivo a 216mila metri cubi, ha comportato – sostengono gli inquirenti – «un aumento dei costi per Ecoambiente Salerno del tutto immotivato». Di fatti il percolato raccolto non ha mai raggiunto quelle quantità teoriche. Allora, perché aumentare quel 20 per cento? Per i magistrati in questo modo si è illecitamente creato un ulteriore vantaggio economico per la Gel.

Da un appalto all’altro, senza nessuna gara

E non è finita. Accade anche altro. Nel 2013 la Provincia di Salerno incarica Ecoambiente di gestire anche la discarica di Parapoti nel comune di Montecorvino Pugliano. La cosa più logica sarebbe stata quella di indire un bando per l’affidamento dell’appalto. Ma va diversamente. Il contratto stipulato con la Gel per Macchia Soprana viene illecitamente (secondo la dda), esteso a Parapoti. Eppure le nuove opere riguardano la realizzazione di un impianto totalmente diverso da quello previsto nell’iniziale bando di gara. Senza contare – aggiungono gli inquirenti – che le procedure stabilite per Macchia Soprana sono state decise molto prima che Ecoambiente avesse la gestione della discarica di Parapoti.

E quindi, sintetizzano in procura: pattuizione illecita in quanto estensione illegittima di un altro appalto.

Ci sarebbero anche altre presunte irregolarità.

Nel bando di gara si legge che la Gel si sarebbe fatta carico dei costi di realizzazione, gestione, manutenzione ordinaria e straordinaria. E invece

Ecoambiente Salerno ha pagato ingenti somme alla Gel per opere di manutenzione. Senza alcuna motivazione che giustificasse quella deroga agli accordi contrattuali. E alla fine, anche per questo motivo, Ecoambiente Salerno rispetto ai cinque milioni pattuiti ha versato alla Gel almeno sette milioni più Iva. Oltretutto, la Gel è stata pagata per il trattamento di 214mila metri cubi di percolato, e invece ne ha estratti solo 109mila. In questo caso gli inquirenti ipotizzano una frode in pubbliche forniture.

Quelle aziende estromesse senza motivo

C’è poi la presunta turbativa d’asta. Si sarebbe concretizzata così. Ecoambiente Salerno pur ricevendo una offerta tecnica inadeguata e sovradimensionata (quella della Gel), ha di fatto allontanato le offerte di altre aziende. Come? Non consentendo ad altre ditte di ottenere la proroga per effettuare gli adempimenti preliminari alla presentazione delle domande. E neppure riaprendo i termini per partecipare alla gara.

Riassumendo: dubbi sulla gara per Macchia Soprana, affidamento illecito per Parapoti e pagamento di somme non dovute alla Gel.

Il grande business del trasporto

C’è poi un altro aspetto. La gara per il trasporto e la movimentazione dei rifiuti speciali dallo Stir di Battipaglia alla discarica di Campagna. In questo caso sotto inchiesta sono finite anche la De Vizia Transfer e la Smet Logistics. Due holding di rilievo nazionale. Anche in questo caso Ecoambiente Salerno avrebbe assegnato la gara alle due imprese (De Vizia come mandataria e Smet Logistics come mandante), sebbene l’offerta economica presentata dalla concorrente (Consorzio Cite), fosse più vantaggiosa. Per gli inquirenti il prezzo pagato era decisamente sproporzionato rispetto al mercato, anche perché sette anni dopo, la stessa Ecoambiente ha stipulato un contratto dello stesso tipo con Ad Logistica per un costo notevolmente inferiore e per un trasporto più lungo.

Quel prezzo decisamente più alto era stato – secondo gli inquirenti – fittiziamente giustificato perché avrebbe dovuto inglobare anche le spese per il miglioramento della logistica all’interno dello Stir. Ma quei lavori o non sono stati effettuati o sono stati realizzati solo in parte (e nessuno ha denunciato questa mancanza).

Ma non è tutto. Per la dda Ecoambiente avrebbe anche «con collusione e altri mezzi fraudolenti» concesso delle indebite e ripetute proroghe senza procedere a una nuova gara.

Nella maxi inchiesta rientrano anche le discutibili – per la procura – procedure per l’affidamento dell’incarico per i servizi di brokeraggio assicurativo.

Una inchiesta complessa che mette in luce aspetti a dir poco oscuri della gestione di appalti e impianti. Una inchiesta che è solo agli inizi, ma che getta ombre sul business dei rifiuti in provincia di Salerno. A partire proprio dalla partecipata della Provincia, Ecoambiente. 

Consorzio sa/4 non si attiene alle leggi :

legge 26/10 art.13, è legge regionale n. 14 del 5 del 2014, legge regionale n. 14 del 2016, decreto legislativo 152/2006, dlg 267/00, è dlgs che 36/2003.

L’impianto del consorzio sa/”4, costruito con i fondi della comunità europea resta chiuso o è aperto?

Cessioni del quinto vengono pagate alle finanziarie O Trattenute solo in busta paga?

I contributi previdenziali vengono versati all’” inps,?

Il Parco automezzi che costo ha avuto ed ha?

I contributi conai corepla raee, come vengono gestiti?

La società ecoambiente spa costituita con la legge 26/10, che ruoli ha nei confronti impianto del consorzio sa/4?

La legge dice diceva che doveva gestire l’impianto del. Consorzio sa /4, e garantendo assunzioni anno 2001/2008, i dipendenti del consorzio sa /4 , dal 2001/2009, sono stati retribuiti tramite banca d’Italia per l’emergenza.rifiuti in Campania, quindi i soldi tarsu tares tasi chiamiamola come vogliamo che fine hanno fatto e come sono stati gestiti, visto che i dipendenti non sono stati un costo per il consorzio sa/4 ,la società yele spa partecipata del consorzio deve essere messa in liquidazione sancito dalla legge 26/10, Fermo restando legge regionale n. 5 /2014 e legge regionale n. 14 del 2016.

La yele spa :

Costituita nel novembre del 1998, la Yele SpA comincia l’attività nel maggio del 1999; nasce come società mista del CoRiSa4 (65%) e la AMI di Imola (35%), negli anni immediatamente successivi le quote di quest’ultima passano, per incorporazione, alla HERA SpA, una holding bolognese leader nella gestione dei rifiuti. Durante questi primissimi anni di attività, la Yele era una sorta di gioiellino aziendale per la gestione dei rifiuti in un panorama campano quantomeno paradossale, nel quale si cominciavano a scorgere, in nuce, i drammi che, dopo pochi anni, si sarebbero abbattuti su tutto il territorio regionale. Gli scenari che mostravano Napoli invasa dall’immondizia e l’intervento dell’esercito. Gestita con criteri aziendalisti, nel 2001, a poco più due anni dalla costituzione, la Yele era l’unica società campana certificata che riusciva a capitalizzare utili. Il suo oggetto sociale era “la gestione degli impianti per il trattamento e la collocazione temporanea e definitiva dei rifiuti e degli inerti, l’esercizio dei servizi di raccolta, trasporto, recupero, riciclaggio e smaltimento dei rifiuti solidi urbani pericolosi e non pericolosi, lo spazzamento stradale, la raccolta differenziata, il trasporto conte terzi, la manutenzione del verde pubblico, la bonifica dei siti contaminati, l’accertamento e la riscossione della tariffa di smaltimento rifiuti”, il capitale sociale era di 103.400,00 euro. La durata dell’esercizio era fissata al 31.12.2014, una data che all’epoca sembrava lontanissima, ma congrua con i compiti che la società doveva svolgere nel territorio dei quarantanove comuni del Consorzio di Smaltimento dei Rifiuti Salerno 4. L’obiettivo di questa società pubblica era, infatti, quello di separare la gestione politico-amministrativa dalla gestione tecnica-operativa del ciclo dei rifiuti nel Cilento: da una parte l’ente consortile dei comuni che dettava le linee di politica ambientale, dall’altra una società operativa di gestione.

Il periodo aziendale e il periodo politico

Tutto questo avviene però solo in un primo periodo: dal ’99 al 2007, anno nel quale il CoRiSa 4, esercitando la prelazione, acquisisce l’intero capitale azionario del 35% di HERA e cedendo parte delle quote (15,87%) a quattordici comuni dell’ambito consortile. Da società mista pubblico-privata, si passa così a società pubblica tout court. Il nuovo assetto societario comporta una serie di conseguenze che, negli anni successivi, ne minano la gestione aziendale, in sostanza la funzione politico-amministrativa entra con prepotenza nel ruolo tecnico-operativo col conseguente lento decadimento delle funzioni operative della società. L’ingresso della politica non fa altro che duplicare nella Yele logiche politiche consortili: cresce il personale, crescono cooperative miste all’interno del Consorzio svuotando funzioni proprie della società, ma soprattutto crescono i costi. Vincenzo Chiera, ex amministratore delegato della società per conto della HERA di Bologna, nella lettera con la quale rassegnava le dimissioni dalla Yele, nel settembre 2008, descrive una società in piena crescita aziendale con grossi fatturati ed ampie possibilità di crescita. In questo periodo si nota però la crescita a dismisura del personale e dell’outsourcing, cooperative che nascono all’interno dell’ente consortile facendo lievitare i costi dei servizi.

Fondi POR e Fondi Commissariali

V’erano, in quel periodo, i fondi del POR, i finanziamenti del Commissario straordinario per l’emergenza rifiuti: un mare di denaro scorreva attraverso progettualità parziali, limitate a frazioni minuscole di territorio. Il periodo delle vacche grasse ha coinciso con una svolta nella gestione dei rifiuti in Campania: i primi germi della crisi e la politica commissariale fanno crescere i costi per il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti. In regione non ci sono impianti di smaltimento, si deve portare tutto fuori territorio, con raddoppio e, in alcuni casi, triplicazione dei costi. E’ in questi anni che la Yele comincia a diventare un peso poco sostenibile per le casse dei comuni: il costo del servizio è già di per sé lievitato, l’effetto della gestione politica della Yele incide con maggiore gravità.

Gli infiniti passaggi dei fondi prima di arrivare agli operai

Un sindacalista aveva stimato un iter burocratico di sei tappe dei fondi versati dai comuni prima che i soldi arrivassero nella casse della Yele per pagare gli operai. Si arriva così alla gestione diretta: la Yele agisce in proprio nella fatturazione dei servizi, ma la situazione cambia poco perché la quota consortile deve essere comunque versata. Si arriva così al paradosso che i comuni devono pagare il servizio alla Yele e la quota consortile al CoRiSA, il tutto in una lievitazione generale dei costi e l’incapacità di attivare programmazioni di lungo periodo.

L’anno della svolta politica

Sul piano più strettamente politico, sono le Provinciali del 2008, con la candidatura dell’allora presidente e di un funzionario della Yele, a dare il senso di un processo compiuto: la società di gestione è divenuta una delle tappe del cursus honorum per la politica locale. Due anni dopo, la normativa sulla liquidazione degli enti consortili con la previsione degli ATO complica una situazione già caotica, una situazione nella quale la Yele, sulla base del proprio statuto, deve essere sciolta, ma non si sa come gestire i rifiuti, intanto si vuole prorogare l’attività di una società pubblica le cui quote appartengono ad un ente in liquidazione.

Doveroso ricordarlo :

2317 lavoratori della regione campania non sono stati un costo né per i 18 consorzi che per tutti comuni della regione campania dal 1999/al 31/12/2009 circa retribuiti tramite banca d’Italia per l’emergenza.rifiuti in Campania, quindi i soldi tarsu tares tasi chiamiamola come vogliamo che fine hanno fatto dal 1999/2009?

contributi: conai corepla raee, etc, i soldi imballaggi conai di Milano che fine hanno fatto?

Impianti costruiti con i fondi della comunità europea che fine hanno fatto sono attivi, inattivi.

(Gli impianti dei consorzi della provincia di Salerno?

Igiene urbana? Sarim? Le n. 4 partecipate della provincia di Salerno?Consorzi n. 4 della provincia di Salerno?Iso ambiente? Nappi sud? Sele sele ambiente spa? Aser? Gesco? Società ecoambiente spa legge 26 /10,,) arechi multiservizi spa, Salerno Pulita, Gesema, discariche dlgs 36/2003,dlgs 152/2006, OPCM 2948 /99,legge regionale n. 14 del 2016, legge 26 /10, assunzioni anno 2001/2008,legge regionale n.4 del 2007,legge regionale n.4 del 2008,legge n. 1/13, legge regionale n. 5 del 2014, dlgs 22/97, legge regionale n. 10/93″-