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Un ragazzo di 20 anni, il sorriso sulle labbra e degli occhioni marroni pieni di gioia. Appare così nelle foto Marco Mongillo (in alto a sinistra), il giovane rimasto ucciso ieri da un colpo di pistola sparato per gioco, così come ha dichiarato il suo carnefice Antonio Zampella. Secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri, Marco si trovava insieme al fratello Vincenzo a casa di Umberto Zampella (in basso a destra), attualmente ai regimi domiciliari. Presente anche Antonio Zampella, fratello di Umberto: i fratelli Zampella e Vincenzo Mongillo (in alto a destra), fratello della vittima, erano legati da una forte amicizia, come dimostrano le foto che li ritraggono sorridenti sui social.
Loro quattro sulla scena del crimine, quando improvvisamente, verso le ore 15, Antonio Zampella ( in basso a sinistra) ha puntato una pistola carica alla testa di Marco, per spavalderia, per scherzo, e ha sparato un colpo di pistola forse credendo che, come accade nelle serie televisive, il colpo non sarebbe partito oppure non considerando le conseguenze del proprio gesto. Ed è proprio in quell’attimo che il confine tra realtà e finzione è piombato addosso ai ragazzi, Marco è morto sul colpo. Il colpo è stato sentito da tutto il condominio, il custode repentinamente si è precipitato nell’appartamento rinvenendo Marco riverso sul divano con un panno pieno di sangue sul viso e gli altri tre ragazzi in lacrime.
Uno scherzo, la spavalderia di un gesto degno di una serie televisiva, ed il colpo fatale. Marco non ha avuto il tempo di realizzare quello che gli stava accadendo, non ha avuto il tempo di sperare che tutto ciò non gli avrebbe strappato la possibilità di un domani. La morte l’ha abbracciato in pochi istanti, nonostante non volesse andarsene. Aveva una vita davanti, doveva avere il tempo di amare, di lottare, di sognare, di sperare. Un ragazzo a cui è stato tolto il futuro per un maledetto gesto. Una comunità sotto choc per il dolore, per la perdita, ma soprattutto per la rabbia. Una rabbia che divora l’anima, una bravata che è costata la vita ad un’anima innocente. Marco ha dovuto pagare con la sua vita, affinché gli altri capissero che sparare non è un gioco, che la droga non è un gioco, che la vita non è un gioco. Perché nella vita, quella vera, si muore per davvero.
Sofia Papale
Grazia Russo
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