Maddaloni. Contratto dei lavoratori del Villaggio, è fumata nera

Fumata nera a conclusione di una riunione sindacale molto tesa tenutasi al Villaggio dei Ragazzi di Maddaloni finalizzata a siglare l’accordo che i lavoratori avevano approvato a larghissima maggioranza (72 per cento) nel corso di una consultazione referendaria tenutasi il 1 giugno scorso. L’accordo non è stato siglato per l’atteggiamento assolutamente contrario tenuto dalla CGIL provinciale (che peraltro ha abbandonato il tavolo della concertazione, unitamente ai Rappresentanti Sindacali Aziendali) e dalla Rappresentanza Sindacale Aziendale della CISL. Ma procediamo con ordine. La Fondazione Villaggio dei Ragazzi di Maddaloni, ente morale con finalita’ socio-assistenziali, vero e proprio fiore all’occhiello non solo del territorio calatino ma della Provincia di Caserta e dell’intera Regione Campania, da anni versa in una situazione di collasso causata da un indebitamento spaventoso (ben 24 milioni di euro iscritti a bilancio al 31 dicembre 2015). Cio’ ha indotto l’Amministrazione Regionale a decretarne il commissariamento per tentare l’impresa veramente titanica di salvare la Fondazione. Non solo. La stessa Amministrazione Regionale ha assentito un finanziamento triennale pari a 3 milioni di euro annui per continuare ad assicurare all’Ente calatino di continuare l’opera veramente meritoria di garantire a tanti ragazzi in serie difficoltà di ogni genere la speranza di un futuro e per combattere il fenomeno della dispersione scolastica che tante volte precede fenomeni ben più gravi di marginalità. In altri termini la Regione Campania ha inteso salvare l’immenso patrimonio umano lasciato in eredità da Don Salvatore D’Angelo Sacerdote fondatore dell’Ente maddalonese. Nonostante le ingenti difficoltà, la Fondazione, grazie a tanti lavoratori responsabili che vantano un credito di ben 17 mensilità arretrate non corrisposte, è riuscita, anche nell’anno scolastico appena conclusosi, a garantire il completo funzionamento dell’intera struttura e cioè sia il polo socio-assistenziale che quello socio-educativo. L’attuale Amministrazione Straordinaria è stata, fin dal suo insediamento avvenuto nel mese di ottobre, strenuamente impegnata nel porre in essere tutti gli strumenti utili al raggiungimento del pareggio di bilancio, ovvero di quella condizione contabile in cui le uscite finanziarie sostenute dalla Fondazione non siano superiori alle entrate conseguite, evitando un ulteriore appesantimento dell’indebitamento che a questo punto sarebbe fatale. Nella scia delle tradizioni della Fondazione ed in un’ottica di vera solidarieta’ che consenta, da una parte, il salvataggio dell’Ente e, dall’altra, la salvaguardia dell’occupazione (la Fondazione conta attualmente 178 dipendenti a fronte di un potenziale di posti di lavoro di oltre 200), l’Amministrazione straordinaria  ha proposto, fin dal mese di Gennaio, alle varie associazioni sindacali di riferimento una ipotesi di accordo aziendale triennale  basata essenzialmente su due aspetti fondamentali: evitare il ricorso ai licenziamenti (che prevederebbero una dichiarazione   di esubero di posti di lavoro in atto non sussistente e che peraltro avrebbero un impatto pesantissimo sul territorio) e ridurre al tempo stesso il costo del lavoro attualmente non sostenibile in quanto di gran lunga superiore alle entrate. L’accordo proposto prevede una riduzione pari al 26% della retribuzione lorda (per un importo netto in busta paga del 17-18% ) e la possibilità di aggiornamenti quadrimestrali finalizzati, via via che la Fondazione “riprende quota”, a ridurre il decremento retributivo ed a ripristinare, quindi, l’originario trattamento economico. Tenuto conto del diniego espresso, fin dall’inizio della contrattazione, dalla CGIL, la quale in ben tre occasioni ha addirittura abbandonato il tavolo della concertazione, si conveniva, anche su responsabile suggerimento di altre associazioni sindacali, di ricorrere all’istituto referendario  quale strumento  di democrazia diretta finalizzato a far emergere la volontà dei lavoratori dipendenti, iscritti o meno alle varie sigle sindacali. I risultati del referendum, tenutosi il 1 giugno 2016, sono stati schiaccianti: il 72% dei lavoratori si è espresso favorevolmente all’ipotesi di accordo aziendale, a fronte del 26% contrari (due schede sono risultate nulle). L’ Amministrazione straordinaria della Fondazione, preso atto dell’approvazione del quesito a larga maggioranza dei lavoratori, che hanno partecipato responsabilmente e con concretezza ad un’iniziativa tesa a garantire continuità operativa al Villaggio ed al contempo la salvaguardia dei livelli occupazionali, ha convocato per il 15 giugno scorso i sindacati di riferimento per l’attivazione delle procedure conseguenziali al voto, ossia per la sigla dell’accordo voluto dalla grande maggioranza dei lavoratori.  Anche questa volta,  nonostante l’approvazione in sede referendaria dell’ipotesi di accordo aziendale da parte dei lavoratori, fumata nera. I rappresentanti della CGIL hanno abbandonato il tavolo di concertazione ribadendo l’intenzione di non ratificare la volontà espressa dai lavoratori. Ed ora che si fa? Così commenta il Commissario Straordinario della Fondazione Generale Giuseppe Alineri:Con la conclusione della trattativa sindacale è stato macroscopicamente eluso un chiaro risultato di democrazia diretta.  Il non rispetto della volontà dei lavoratori  che si erano pronunciati per l’applicazione di un accordo pienamente legittimo in quanto espressamente previsto da una legge dello Stato,  induce a fare amare riflessioni che non compete a me approfondire. Il mio compito è  solo quello di cercare di trainare in salvo una barca che affonda sempre di più, in ossequio al mandato conferitomi dal Presidente della Regione Campania. D’altra parte, l’alternativa proposta dalla parte sindacale che si è espressa per il no è assolutamente impecorribile per una Istituzione qual è il Villaggio dei Ragazzi che comprende un polo socio-assistenziale ed un polo socio-educativo. Questa non è una mia affermazione apodittica ma è anche una constatazione condivisa dalle altre sigle sindacali che non solo hanno sottoscritto l’accordo ma durante tutta la complessa trattativa  hanno suggerito modifiche migliorative all’accordo stesso nell’interesse dei lavoratori e nel responsabile intendimento di salvare la Fondazione. Ad esse va il ringraziamento della Fondazione e mio personale”. Ed ora che si fa? “ Più volte –prosegue Alineri– è stato sottolineato che il salvataggio della Fondazione non può che passare attraverso il responsabile comportamento di tutti coloro che ne hanno a cuore le sorti. A tale responsabilità non si possono e non si devono sottrarre le associazioni sindacali dal momento che si tratta di salvare posti di lavoro. I lavoratori hanno fatto la loro parte. Purtroppo non tutte le parti sindacali che dovrebbero tutelare i posti di lavoro hanno fatto altrettanto. Ora  sinceramente, per quanto mi riguarda, non so fare una prognosi sul futuro andamento dell’Istituzione. Vedremo. Adesso è il momento della riflessione. Poi faremo le nostre valutazioni circa la possibilità di continuare un’opera già molto difficile e diventata ora quasi impossibile. Sul come eventualmente continuare la missione non so dare per ora una risposta”.