Ecco quanto vale il Suk di piazza Pitesti: un giro d’affari da 2 milioni di euro

CASERTA – In una città in continua lotta per la legalità – in cui si punta, soprattutto, ad educare a tale principio le nuove generazioni – esiste un luogo che, da fin troppo tempo, è terra di nessuno: piazza Pitesti. Come ogni luogo casertano, tutti sanno dov’è ma nessuno ci vuole andare, meglio nessuno vuole intervenire. E, come sempre, tutti finiscono per ricordarsi che quel posto esiste solo quando sale alla ribalta, complice un Luca Abete e Striscia la Notizia.

Ogni sindaco ha provato, più o meno, ad intervenire, almeno fin quando non ha deciso di gettare la spugna facendo passare l’argomento in secondo piano. Ma il Suk di piazza Pitesti esiste da fin troppo tempo perché si faccia finta di niente. E visto che il buon Luca Abete ha posto l’ennesimo accento sulla sua legalità, io mi pongo un interrogativo ben più provocatorio e che spiega, almeno in parte, perché il mercatino non va via: quanto vale il Suk di piazza Pitesti?

L’OCCUPAZIONE DI PIAZZA PITESTI. L’ampio spazio cittadino – poco più di 13.000mq (una volta e mezzo un campo da calcio) – come ben sappiamo è da tempo immemore oggetto di interesse da parte di numerosi venditori abusivi extracomunitari che offrono, senza alcun disturbo, i proprio prodotti ad avventori per la maggior parte provenienti dall’hinterland casertano ed anche oltre.

Vere e proprie bancarelle o semplici tappeti diventano lo strumento ideale per esporre borse, scarpe, occhiali, abbigliamento o piccoli gioielli. Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche. Ovviamente, sono presenti le più importanti griffe internazionali che, per l’occasione, entrano nel mercato di piazza Pitesti con repliche perfette o modelli innovativi, mai visti prima. Ovviamente, tutti falsi.

Più volte la situazione ha rasentato l’inverosimile, con occupazioni al limite dei marciapiedi (data la scarsità di posto) che, per qualche metro in più, sono sfociate in vere e proprie risse. Nella seconda metà del mese di luglio ci è scappata anche una coltellata, inferta da un extracomunitario ad un rom che pretendeva di entrare nel mercatino. L’outsider non è stato gradito e la punizione non è arrivata subito.

La condizione di piazza Pitesti è al limite e sono continue le proteste degli abitanti della zona che lamentano continui disordini in piazza e difficoltà alla circolazione stradale dovute al traffico che il mercatino abusivo attira. Ma, ancor di più, è inaccettabile la condizione in cui tali venditori abusivi continuano ad operare, senza alcun rispetto alla legalità. Al comune non è corrisposto alcun diritto di occupazione e nessuna ricevuta fiscale viene fornita ai compratori. È assurda la concessione di una tale libertà ad abusivi che propongono prodotti contraffatti quando i commercianti casertani, che operano nella piena legalità, sono continuamente vessati anche solo per pochi centimetri di occupazione di suolo pubblico.

Pochi e frammentati sono stati gli interventi dell’amministrazione comunale che, con il supporto degli agenti di polizia municipale, ha tentato di evitare l’occupazione della piazza. Il risultato è stato solo e sempre temporaneo ed ha rallentato l’azione di occupazione solo di qualche ora o l’ha spostata dalla piazza ai marciapiedi limitrofi.

PIAZZI PITESTI IN CIFRE. Ma parliamo dell’occupazione. L’occupazione di piazza Pitesti valutata in una media, al ribasso, per i soli fine settimana (senza considerare, quindi, periodi legati a particolari feste od il periodo estivo, in cui l’occupazione può essere anche quotidiana e per più settimane consecutive) è valutabile in un’area di circa 38.000mq all’anno. Considerando un diritto di occupazione minima richiesta dal Comune di Caserta di 2€ al mq giornaliere, piazza Pitesti vale una perdita, da parte del Comune, di 76.000€ l’anno.

Ad un attenta osservazione le singole “bancarelle” hanno tutt’altro che un modesto valore o presentano, affatto, una minima quantità di prodotti. Singoli venditori possono arrivare ad esporre anche 300 borse, 3.600 anelli, 600 orologi, 400 paia di occhiali o 250 paia di scarpe. Per la gran parte si tratta di prodotti contraffatti anche se, talvolta, si possono riscontrare produzioni di buona fattura.

Stando ai prezzi di vendita, i soli prodotti in mostra sulle “bancarelle” raggiungerebbero valori compresi tra i 1.500€ ed i 7.000€ per singolo venditore. Sono cifre abbastanza alte considerando la capacità di investimento limitata che un extracomunitario può avere e possono dimostrare quanto altro possa esserci, in effetti, alla base del sistema di distribuzione di prodotti forniti a questi venditori ambulanti. Ragionando in una media, sempre al ribasso, stando ai prezzi di vendita, il valore della sola merce esposta in un solo giorno di “mercatino” è compresa tra i 350.000€ ed i 400.000€.

Valutando gli incassi di ogni bancarella, piazza Pitesti vale un giro di affari annuo di poco superiore ad 1.800.000€, cifre assolutamente incassate in nero da cui potremmo far evincere una evasione di sola IVA pari a circa 400.000€.

Persistendo, ormai, come dato di fatto da anni ed anni, si può ampliamente affermare che il mercatino di piazza Pitesti ha assunto, nel tempo, una solidità sociale ed imprenditoriale al pari di una grande società. Ma quale impresa sul territorio casertano è in grado di ottenere tali sconti dal comune e dallo Stato? Non sarebbe scattata l’ora di muoversi e di limitare il Suk? Cosa succederebbe se, da domani, i commercianti casertani decidessero di non versare più IVA ed occupazione suolo pubblico, pretendendo gli stessi diritti di chi opera illegalmente in piazza Pitesti?