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Michele Lasco, da pochi mesi alla guida del Partito democratico, traccia un bilancio dell’attività amministrativa, alla vigilia di una campagna elettorale che si preannuncia infuocata. Lasco non fa sconti a Patrizia Vestini, si dichiara disponibile al dialogo con tutte le forze vive della città e traccia un profilo del nuovo sindaco di Recale.
«Senza voler fare processi a nessuno, basta guardarsi intorno per capire che Recale vive uno dei momenti più bassi della sua storia, sia socialmente che strutturalmente. Giovani che non trovano riferimenti né prospettive, privi di luoghi di aggregazione dove esprimere la propria vitalità; cittadini che vivono Recale come un dormitorio sprovvisto di servizi basilari, di verde pubblico, di una viabilità decente, di trasporti; famiglie che avvertono una forte percezione di insicurezza su un territorio abbandonato a se stesso dopo che il servizio di polizia urbana è stato ridotto ai minimi termini, addirittura al di sotto dei limiti di legge. E, per finire, c’è il dissesto finanziario».
Un quadro a tinte fosche, quindi?
«Sì, anche se ci sono forze vive che non vogliono soccombere, un tessuto di cittadini e di associazioni che mettono il loro tempo al servizio degli altri: queste forze possono essere il volano per tirare fuori il paese dal pantano. Purtroppo, la tendenza a politicizzare e ad apporre un marchio personale alle iniziative ha qualche volta ostacolato la crescita di queste esperienze, ma i risultati raggiunti vanno apprezzati e valorizzati, come patrimonio di tutti».
Il Pd ha contestato molte scelte della maggioranza. Cosa pensa dell’amministrazione guidata da Patrizia Vestini?
«I fatti parlano chiaro: la squadra che gli elettori ha scelto per governare si è sfaldata nel corso del mandato, perdendo ben quattro elementi, fra cui due assessori e il presidente del consiglio comunale. In questo clima, la qualità dell’operato amministrativo non poteva che essere scadente. Per fare un esempio che ci sta a cuore, su tre delibere sulle tariffe Tari sono riusciti a sbagliarne quattro! Hanno dato l’impressione che, invece di collaborare per un progetto comune, ogni assessore lavorasse per conto suo, come se esistessero più maggioranze, ognuna con un leader. È mancata una visione di prospettiva per il paese, e questo li ha costretti a navigare a vista, non riuscendo a cogliere le opportunità di finanziamento che a disposizione degli enti locali: un lavoro fondamentale per un Comune come il nostro».
Per fortuna, l’anno prossimo Recale torna alle urne: quali strategie e quali alleanze hanno in programma i Democratici?
«Purtroppo, la personalizzazione della politica ha desertificato i gruppi e i partiti, salvo rare eccezioni. Mi ritengo fortunato a dirigere una di queste realtà, e mi auguro che se ne formino altre. Ma davanti a una situazione così grave, le contrapposizioni “storiche” devono essere superate: tutte le forze positive, a prescindere dai tradizionali schieramenti, devono prendere coscienza che è il momento di mettersi in gioco per cercare di dare un futuro a questo paese. Dobbiamo superare gli ostacoli familiari e clientelari che bloccano l’ingresso di nuovi soggetti alle cariche elettive, perché abbiamo bisogno di nuove intelligenze, di giovani entusiasti e competenti all’altezza dei compiti che li attendono».
Segni di questo fermento, però, non se ne vedono tanti…
«È vero, non emergono novità significative, ma è il metodo a essere sbagliato. Il vecchio metodo di partire dalla figura del sindaco e cercare alleanze e patti personali più o meno segreti non funziona più: sia perché i problemi hanno l’urgenza di essere affrontati, sia perché i cittadini ormai sono attenti al fatto che un politico metta al primo posto il bene comune piuttosto che i suoi interessi personali. Noi vogliamo ribaltare questo percorso, partire dalla discussione sui problemi e sulle soluzioni coinvolgendo quante più persone possibile, per arrivare a un programma di amministrazione concreto e realizzabile. Stiamo già lavorando in questa direzione, e venerdì 7 ottobre abbiamo un primo appuntamento al quale invitiamo a partecipare tutti i cittadini interessati: parleremo di fondi europei e delle opportunità che offrono con Enrico Vellante, esperto di cooperazione europea, e con Lucia Esposito, presidente del tavolo di Partenariato economico e sociale della Regione Campania».
Tutte ottime cose, ma in concreto chi sarà il candidato sindaco del Pd?
«Il totosindaco non ci appassiona. Per noi il candidato sindaco è quello che saprà ottimizzare la spesa e la politica finanziaria del comune per evitare che all’uscita dal dissesto ci si ritrovi con una situazione economica di nuovo a rischio, è quello che dovrà creare i presupposti perché i cittadini possano trovare nel paese le risposte alle loro esigenze quotidiane, gli acquisti, il tempo libero, la cultura. Il nuovo sindaco dovrà definire un percorso per la soluzione dei grandi problemi che ci trasciniamo da decenni: l’area Pip in abbandono, il potenziamento del collettore delle acque reflue, la viabilità, i trasporti pubblici, le barriere architettoniche. Mi fermo qui, ma è su temi di questa portata che bisognerà costruire una squadra di amministratori giovani e capaci, e la scelta del sindaco potrà essere solo il punto di arrivo di un percorso condiviso».