Rubano oro e droga dal Tribunale, arrestati due dipendenti. All’interno i nomi

Santa Maria Capua Vetere– Nella giornata odierna, militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale CC di Maddaloni, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di custodia cautelare in carcere, emessa dall’Ufficio GIP del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nei confronti di:

1) Longallo Donato, nato a Barletta il 15.06.1954;

2) Garzone Vincenzo, nato ad Acerra il 13.12.1968;

responsabili, a vario titolo, dei reati di peculato, detenzione illecita di sostanze stupefacenti e psicotrope, nonché di numerose condotte riconducibili nei reati di falsità materiale commessa da pubblici ufficiali in atti pubblici.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica e condotte dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Caserta, hanno consentito di far luce sul gravissimo episodio verificatosi, in data 13 maggio 2015, all’interno dell’Ufficio Corpi di Reato del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. In particolare, nel mese di settembre del 2015, a seguito di una verifica sulla tenuta dei corpi di reato di valore – da parte del personale amministrativo in servizio presso l’Ufficio Corpi di Reato del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – sono state riscontrate delle gravissime anomalie in relazione alla consegna di alcuni reperti aventi ad oggetto lingotti in oro, altri preziosi e gr. 13765,42 di sostanza stupefacente tipo cocaina. I reperti de quibus – secondo quanto ricostruito dai preliminari accertamenti documentali – sarebbero stati consegnati, in data 13 maggio 2015, con modalità palesemente difformi rispetto al protocollo previsto per le attività di consegna.

Precisamente, quanto al reperto nr. 7134 del Registro corpi di reato/valore – relativo a preziosi e lingotti In oro, custodito nell’ambito del p.p. nr. 1702/12 mod 21 – lo stesso risultava consegnato a tale maresciallo Crac/ Giuseppe della Guardia di Finanza di Casetta, giusta provvedimento di archiviazione a firma del G.I.P. dott. Giuseppe Meccariello, emesso in data 30/04/2015. Tale provvedimento, tuttavia, è risultato essere palesemente falso in quanto non recante alcun numero dell’ufficio G.I.P. ed anche perché lo stesso giudice, sentito a sommarie informazioni, ne ha categoricamente disconosciuto la paternità.

In relazione al reperto nr. 7160 del Registro corpi di reato/valore, relativo ag 13765,42 di cocaina – custodito nell’ambito del p.p. nr.677/15 mod. 21 – lo stesso risultava consegnato a tale maresciallo Ippolito della Guardia di Finanza di Napoli, giusta sentenza nr. 394/15 anch’essa emessa dal G.I.P. dott. Giuseppe Meccariello in data 30/04/2015. Anche tale ultimo provvedimento è risultato essere palesemente falso ed è stato parimenti disconosciuto dal giudice Meccariello. Le ulteriori attività investigative – perpetrate attraverso una mirata attività d’intercettazione di conversazioni telefoniche ed ambientali, nonché attraverso perquisizioni, sequestri, acquisizione di tabulati telefonici ed escussione di persone informate – hanno consentito di accertare il coinvolgimento diretto dei due predetti dipendenti, in servizio presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, rispettivamente con funzioni di commesso e di cancelliere.

Quanto alla qualificazione giuridica delle condotte penalmente rilevanti ascritte agli indagati: Longallo Donato è stato attinto dalla misura inframuraria in quanto ritenuto colpito da un quadro indiziario grave in relazione alla commissione dei reati di peculato e falso materiale, nonché del reato previsto e punito dall’art. 73 co. 1 e 80 co. 2 del d.P.R. n. 309 del 1990.

In particolare il Longallo:

1) ha formato due verbali di consegna falsi, attestando come avvenute delle consegne di reperti in realtà inesistenti, peraltro apponendovi le (false firme) di soggetti indicati quali consegnatari e risultati essere inesistenti;

2) ha falsificato il registro corpi di reato (mod. 41), annotando sullo stesso un’attività di consegna mai avvenuta;

3) ha aggiunto – in data successiva al 13 maggio 2015 – un’annotazione sul suddetto registro mod. 41, avente ad oggetto l’asserita e falsa circostanza che il ritiro dei reperti fosse stato materialmente eseguito da un altro dipendente del Tribunale, tale D’Agostino Michele;

4) si è appropriato – nella qualità di pubblico ufficiale di fatto – di un ingente quantitativo di preziosi e lingotti in oro, nonché di gr. 13765,42 di cocaina;

5) ha detenuto, senza autorizzazione e per un uso non esclusivamente personale, g 13765,42 di cocaina.

Garzone Vincenzo, viceversa, è stato destinatario dell’ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere perché a suo carico sono emersi gravi indizi in ordine al reato di falso materiale, commesso in concorso con Longallo Donato. In particolare il Garzone ha istigato il Longallo ad apporre un’annotazione sul Registro corpi di reato (mod. 41) avente ad oggetto l’asserita e falsa circostanza che il ritiro dei reperti fosse stato materialmente eseguito da un altro dipendente del Tribunale, tale D’Agostino Michele. L’ordinanza del G.l.P. evidenzia, inoltre, come – dal complesso delle attività investigative poste in essere – la posizione del GARZONE risulti ancor più grave rispetto alle provvisorie contestazioni elevate a suo carico e che hanno determinato l’applicazione nei suoi confronti della misura inframuraria. Si rappresenta, infine, che le indagini proseguono alacremente, atteso che le condotte illecite stigmatizzate dalle ordinanze applicative di misura cautelare personale, rappresentano soltanto un segmento di una più ampia attività criminale, che appare connotata da caratteri di serialità. Va, d’altra parte, accertato se esponenti dell’area gravitante nell’ambito della criminalità organizzata si siano inseriti – ed in quale fase – nella vicenda descritta, come sembra potersi ipotizzare là dove si osservi che il mercato S.Maria Capua Vetere della cessione di sostanze stupefacenti, così come quello dei preziosi, sono governati nell’ambito territoriale di commissione dei fatti – da associazioni criminali.