San Cipriano d’Aversa. Arrestati gli esecutori dell’omicidio del vigile urbano, freddato in strada a colpi di fucile 27 anni fa

11 febbraio 1989

Un vigile urbano fu ucciso in un agguato camorristico nel centro di San Cipriano d’Aversa, comune del casertano. La vittima era Antonio Diana, 30 anni, celibe, da cinque anni guardia municipale del comune casertano, presso il quale era stato assunto a seguito dell’ultimo concorso espletato.

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Il vigile, originario di aversa dove viveva ancora con i genitori, si trovava nei pressi della casa comunale, in piazza municipio, quando fu avvicinato da una autovettura dalla quale alcuni sconosciuti gli esplosero contro colpi di fucile a pallettoni. raggiunto in pieno, il vigile urbano si accasciò al suolo privo di vita. Agli inizi degli anni ’80 un cugino della vittima, Luigi Diana, scomparve dal paese assieme ad alcuni amici. I loro corpi furono ritrovati carbonizzati su un’auto bruciata nelle campagne di San Cipriano.

Oggi 18 ottobre 2016

Nella prime ore della mattinata odierna, nelle province di Caserta, Napoli, L’Aquila,  Ascoli Piceno, Parma e Viterbo, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia  della  Procura  della Repubblica  di Napoli,  i Carabinieri del  Nucleo Investigativo di Caserta hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli, nei  confronti  di  7 persone, elementi apicali  del clan “dei casalesi”, ritenuti a vario titolo,  i mandanti e gli esecutori dell’omicidio  – avvenuto in San Cipriano d’Aversa  il  11.02.1989 –  del  vigile urbano DIANA Antonio. L’indagine, riaperta nel mese di maggio 2014, anche a seguito delle dichiarazioni rese da alcuni  collaboratori di giustizia, tra cui il noto IOVINE Antonio detto“o’ ninno”, figura verticistica della  medesima organizzazione,  ha  consentito, attraverso una laboriosa attività di riscontro  eseguita   anche mediante acquisizione  di  documenti  attinenti    alle indagini  svolte all’epoca dei fatti,  di far luce sull’efferato delitto,  testimoniando  la costante attenzione  della  Magistratura  e dei Carabinieri  su  tutti  gli episodi   criminali, escludendo che il decorso  del tempo  possa  determinare l’impunità  dei responsabili di gravi  reati.

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Secondo quanto ritenuto dal  GIP  il  fatto si colloca tra quelli caratterizzanti   lo scontro armato tra  le due fazioni della medesima organizzazioni camorristica c.d. “dei casalesi”, una  delle quali, risultata  vincente al termine del conflitto, era capeggiata dalla triade SCHIAVONE Francesco detto “Sandokan”, BIDOGNETTI Francesco detto “Cicciotto ‘e mezzanotte” e DE FALCO Vincenzo detto “o  fuggiasco”, mentre l’altra, decimata militarmente, era composta dagli affiliati rimasti fedeli   alla  famiglia   BARDELLINO e capeggiata  dal  nipote   diretto   di  quest’ultimo, SALZILLO Antonio  detto “capacchione”, alleato con CATERINO Sebastiano detto “l’evraiuolo” e con VENOSA Luigi detto “cucchiere”. In particolare, il movente dell’omicidio  è stato  individuato  nella necessità  di vendicare lassassinio  di RUSSO Michele, nell’ambito del quale  è stato  ritenuto   che il vigile avesse  svolto  il ruolo  di “specchiettista”.