11 febbraio 1989
Un vigile urbano fu ucciso in un agguato camorristico nel centro di San Cipriano d’Aversa, comune del casertano. La vittima era Antonio Diana, 30 anni, celibe, da cinque anni guardia municipale del comune casertano, presso il quale era stato assunto a seguito dell’ultimo concorso espletato.
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Il vigile, originario di aversa dove viveva ancora con i genitori, si trovava nei pressi della casa comunale, in piazza municipio, quando fu avvicinato da una autovettura dalla quale alcuni sconosciuti gli esplosero contro colpi di fucile a pallettoni. raggiunto in pieno, il vigile urbano si accasciò al suolo privo di vita. Agli inizi degli anni ’80 un cugino della vittima, Luigi Diana, scomparve dal paese assieme ad alcuni amici. I loro corpi furono ritrovati carbonizzati su un’auto bruciata nelle campagne di San Cipriano.
Oggi 18 ottobre 2016
Nella prime ore della mattinata odierna, nelle province di Caserta, Napoli, L’Aquila, Ascoli Piceno, Parma e Viterbo, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli, nei confronti di 7 persone, elementi apicali del clan “dei casalesi”, ritenuti a vario titolo, i mandanti e gli esecutori dell’omicidio – avvenuto in San Cipriano d’Aversa il 11.02.1989 – del vigile urbano DIANA Antonio. L’indagine, riaperta nel mese di maggio 2014, anche a seguito delle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, tra cui il noto IOVINE Antonio detto“o’ ninno”, figura verticistica della medesima organizzazione, ha consentito, attraverso una laboriosa attività di riscontro eseguita anche mediante acquisizione di documenti attinenti alle indagini svolte all’epoca dei fatti, di far luce sull’efferato delitto, testimoniando la costante attenzione della Magistratura e dei Carabinieri su tutti gli episodi criminali, escludendo che il decorso del tempo possa determinare l’impunità dei responsabili di gravi reati.
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Secondo quanto ritenuto dal GIP il fatto si colloca tra quelli caratterizzanti lo scontro armato tra le due fazioni della medesima organizzazioni camorristica c.d. “dei casalesi”, una delle quali, risultata vincente al termine del conflitto, era capeggiata dalla triade SCHIAVONE Francesco detto “Sandokan”, BIDOGNETTI Francesco detto “Cicciotto ‘e mezzanotte” e DE FALCO Vincenzo detto “o fuggiasco”, mentre l’altra, decimata militarmente, era composta dagli affiliati rimasti fedeli alla famiglia BARDELLINO e capeggiata dal nipote diretto di quest’ultimo, SALZILLO Antonio detto “capacchione”, alleato con CATERINO Sebastiano detto “l’evraiuolo” e con VENOSA Luigi detto “cucchiere”. In particolare, il movente dell’omicidio è stato individuato nella necessità di vendicare lassassinio di RUSSO Michele, nell’ambito del quale è stato ritenuto che il vigile avesse svolto il ruolo di “specchiettista”.