San Tammaro. Ops Liberi contesta gli amministratori odierni

San Tammaro. “Ci sono notizie che sembrano provenire da un altro pianeta, ma a pensarci bene sono notizie normali in una comunità normale. Ci sembrano strane perché non reggono il confronto con la nostra realtà, troppo misera.” OPS Liberi, l’osservatorio politico che si sta facendo spazio nella geografia politica locale, attraverso il presidente avvocato Vincenzo D’Angelo interviene sul ruolo degli amministratori locali, prendendo spunto dalla notizia che il sindaco di Camigliano Vincenzo Cenname ha rinunciato (delibera di giunta (la numero 19/2016) all’indennità di fine mandato così come definita dall’art. 10 del D.M. n. 119/2000, per il periodo agosto 2006 ad oggi e quantizzata in 11.713,23 euro per consentire di liberare risorse di cassa e far attuare una riqualificazione del parco giochi.

“Un bell’esempio di politica attiva, un piccolo esempio della politica che fa onore” continua il presidente di OPS Liberi “Un esempio che però non trova riscontro nella piazzetta dei politici nostrani. La nostra realtà è purtroppo così diversa, così legata al soldo da far passare in secondo piano che la politica è un impegno, una disponibilità e non un lavoro come un altro, o peggio sfruttare la politica per fare cassa. Vogliamo dimenticare la vergogna dell’assessore che piagnucolò un supplemento di mandato per non perdere l’indennità di carica intera in un momento di crisi aziendale? O vogliano dimenticare chi ha sputato sul valore dell’amicizia per la poltrona di assessore?

Come intende l’impegno politico l’avvocato D’Angelo?

“Io penso che la politica sia un servizio da offrire alla collettività senza guadagnarci nulla, nemmeno l’indennità di assessore o il gettone di presenza del consigliere. Peccato che siamo pochi a pensare che la politica dovrebbe essere un servizio agli altri…. e non a se stesso. Sarebbe bello se gli amministratori devolvessero metà della loro indennità ai servizi sociali. Troppo bello per essere vero.”

Il ruolo di assessore comporta però un lavoro e come tale va retribuito con una indennità di carica.

“Un professionista che lascia i clienti, o il proprio ufficio, per dedicarsi alla città ha diritto ad un indennizzo. Ma la carica non va pretesa, piagnucolando o sbattendo i piedi dopo la bocciatura del popolo sovrano. La carica assessoriale dovrebbe gratificare una personalità che porta un valore aggiunto, che alza il tasso di qualità della Giunta e porta un plaffon di idee che serve al salto di qualità del servizio ai cittadini. In mancanza, diventa solo un mestiere retribuito, come tanti altri, e come tanti mestieri finalizzato solo al profitto proprio. Diciamo 5 anni di stipendio a spese della comunità. Se così non fosse, non trovano giustificazioni le figuracce che certi personaggi fanno, o hanno fatto, per la poltrona di assessore. Si arriva a perdere la faccia, l’onore, i valori dell’amicizia pur di rientrare dalla finestra in giunta.”