Nelle prime ore della mattinata odierna, i Carabinieri della Compagni di Santa Maria Capua Vetere, coordinati dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, stanno eseguendo un ordine di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre indagati, ritenuti responsabili di porto in luogo pubblico di arma da fuoco, con l’aggravante del metodo mafioso. L’indagine, condotta dal mese di settembre 2013 a gennaio 2015, in merito alla faida tra le famiglie criminali Fava e Bellagiò per il controllo dei traffici illeciti nel comune di santa Maria Capua Vetere, ha consentito, tra l’altro, di far luce sulle intimidazioni armate poste in essere dai destinatari dell’odierno provvedimento cautelare.
Alle ore 09.30 odierne è prevista l’uscita dei 3 arrestati dalla Compagnia di Santa Maria Capua Vetere.
Elenco arrestati:
- Del Gaudio Tommaso, inteso Masino, nato a Santa Maria Capua Vetere (CE) il 09.11.1969
- Del Gaudio Fabio, nato a Santa Maria Capua V etere (CE) il 11.1981
- Formisano Luciano, nato a Santa Maria Capua Vetere (CE) il 04.1968;
Particolare importanza probatoria hanno assunto le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Fava Armando e Fava Pasquale, che dopo il loto arresto, avvenuto proprio in conseguenza di attentati incendiari commessi ai danni dei componenti della famiglia Bellagiò decidevano di collaborare con la giustizia.
Come riportato dal GIP nel provvedimento cautelare le indagini hanno permesso di appurare
che:
– in data 12 marzo 2013, gli indagati, a bordo di due veicoli ed in particolare una autovettura ed un furgone addetto alla raccolta rifiuti della società DHI, dove tutti e tre gli indagati esplicano attività lavorativa, esplodevano alcuni colpi di arma da fuoco all’indirizzo di Fava Pasquale, senza attingerlo;
– tale episodio è da inquadrare in un chiaro tentativo di imporre il proprio controllo criminale sul territorio, in considerazione delle modalità dello stesso, avvenuto in pieno giorno ad opera di più persone con un indubbio richiamo ad un sistema in forza del quale i soggetti avversari devono temere ritorsioni ed attentati, anche alla loro vita, e non lasciano dubbi sul fatto che il reato sia stato commesso avvalendosi della forza intimidatrice derivante dall’utilizzo del metodo mafioso;
– il gruppo costituito dalla famiglia Del Gaudio detti Bellagiò’ disponeva di armi.
Ancora, nella parte relativa alle esigenze cautelari, il GIP ha sottolineato come massimo sia il rischio di reiterazione poiché tali episodi sono ricorrenti soprattutto nei momenti in cui una organizzazione criminale vede diminuire il proprio controllo su di una determinata zona e come la spregiudicata condotta tenuta dagli indagati che, in pieno giorno, con assoluta spavalderia esplodono colpi d’arma da fuoco nei confronti della vittima designata, nonché l’aver agito nell’interesse di consorterie criminali ed evocando la capacità intimidatoria di gruppi criminali ben radicati sul territorio rendono concreto ed attuale il rischio di ricaduta nel medesimo crimine.
L’attività rientra nel più ampio contesto delle indagini poste in essere dalla Compagnia Carabinieri di Santa Maria Capua V etere sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, volte a disarticolare i gruppi Fava e Bellagiò’ operanti nel Comune di Santa Maria Capua Vetere per la gestione delle attività criminali sul territorio.