[author title=”di Grazia Russo” image=”https://www.casertatoday.net/news/wp-content/uploads/2016/02/12418092_10205343930580021_3425175832345534465_n.jpg”][/author]
Terra dei fuochi, tre parole che spesso sentiamo dire. Per alcuni esiste, per altri è soltanto una trovata mediatica. Ma allora ci chiediamo perché la gente continua a morire? Un problema troppo spesso sottovalutato, ridimensionato e ricondotto alla cattiva alimentazione di noi della Campania Infelix.
Geograficamente la Terra dei fuochi è quell’area compresa tra Napoli a sud, Caserta a nord, il mare a ovest, e Acerra a est. Precisamente comprende tutto il litorale domizio – flegreo e dell’Agro aversano. La zona più colpita quindi dal traffico di rifiuti, o meglio dai ‘veleni tossici’, si trova tra i comuni di Grazzanise, Cancello Arnone, Santa Maria La Fossa, Castel Volturno e nel perimetro napoletano di Giugliano, Qualiano, Villaricca, Nola, Acerra e Marigliano.
Nessun’altra terra nel mondo occidentale ha ricevuto un carico maggiore di rifiuti, tossici e non tossici, sversati illegalmente. Un vero e proprio business economico, quindi il cui fatturato ha raggiunto in quattro anni 44 miliardi di euro, un mercato dove la camorra ha il predominio.
Nelle campagne campane e nelle falde acquifere vengono scaricati tutti i tipi di rifiuti: rifiuti solidi urbani, immondizia tossica, amianto, fanghi tossici, pittura, coloranti, le scorie derivanti dalla metallurgia termica dell’alluminio, le pericolose polveri di abbattimento fumi, in particolare quelle prodotte dall’industria siderurgica, dalle centrali termoelettriche e dagli inceneritori.
I dati sembrano inequivocabili: dal 1998 ad oggi i casi di morte per malattie oncologiche sono aumentate nel Napoletano fino al 47%; un dato in controtendenza rispetto ai decessi per neoplasie nel resto dell’Italia. Questi dati inediti furono elaborati dall’Istituto per la cura dei tumori Pascale di Napoli, pubblicati sul quotidiano Avvenire il 19 Luglio 2012. Secondo quanto si evidenzia, esisterebbe una stretta correlazione tra l’emergenza rifiuti degli ultimi anni, i fumi tossici dei roghi indiscriminati di immondizia e l’aumento delle malattie. L’indagine prendeva in considerazione la situazione della provincia di Napoli e il Casertano: anche qui morti in aumento, del 28,4% tra gli uomini e del 32,7% tra le donne.Per quanto riguarda, ad esempio, il tumore del colon retto, in provincia di Napoli nel triennio 1988/1990 si riscontra negli uomini un tasso del 17,1 su 100mila abitanti, negli uomini, che nel periodo 2003/2008 sale al 31,3, mentre nelle donne gli stessi tassi per gli stessi periodi sono 16,3 e poi 23. E a Caserta:«19,3 (sempre per 100mila) per i maschi dal 1988 al 1990 e 30,9 dal 2003 al 2008, con «6,4 e poi 23,8 nelle donne. Al contrario i tassi italiani, per lo stesso tipo di tumore e gli stessi periodi, sono stabili, passando dal 33 al 35 negli uomini e dal 30,5 al 29,3 nelle donne. L’aumento del tasso di mortalità femminile per tumore del polmone è il più alto in Italia: l’incremento è stato superiore al 100% nella provincia di Napoli ed al 68% in quella di Caserta. Il tasso di mortalità per tumore alla mammella, che era 21,4 in provincia di Napoli nel 1988/1990, è aumentato fino a 31,3 nel 2003/2008, mentre in Italia passava da 37,6 a 37,7. Negli uomini, il tasso di mortalità maschile per tumore al fegato registrato in provincia di Napoli nel 1988/1990 era 22,1 e quello in provincia di Caserta 22,3, livelli cresciuti via via fino al 2003/2008 rispettivamente a quota 38 e 26,4. Nello stesso periodo, al contrario, questo tasso su scala nazionale è diminuito da 12,3 a 10,7 per 100mila.
Il governo ci taglia i fondi per le bonifiche, dei personaggi famosi utilizzano o meglio sposano la causa ignorandone la gravità. Ci ripetono che i nostri prodotti sono buoni, ma allora perché la gente muore? Perché ogni giorno sentiamo parlare di qualcuno decesso a causa del brutto male?
Non è forse ora davvero di aprire gli occhi?