Anthologia e Anthology

Nel 1943 in Italia, grazie a Cesare Pavese, apparve l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, opera che diede un immediato successo all’autore che aveva lasciato città di origine e lavoro per dedicarsi entusiasta ai suoi sogni di scrittore. Per ottenere il visto della censura in Italia, in un momento in cui il fascismo era in agonia ma continuava a proibire opere provenienti dagli Stati Uniti, si dovette ricorrere ad uno stratagemma: venne chiesto il permesso di pubblicazione di una non meglio identificata Antologia di Spoon River, e, poiché si pensava trattarsi dell’opera di uno sconosciuto santo straniero, subito diedero il via libera. Edgar Lee Masters era un autore molto noto negli Stati Uniti; nato il 23 agosto del 1868 a Garnett in Kansas, poi trasferitosi con la famiglia nella fattoria dei nonni paterni nei pressi di Petersburg, all’interno della contea di Menard in Illinois. Durante il periodo della sua attività legale, maturò in lui l’idea di far narrare ai morti nel cimitero la loro storia e quella del loro paese, ispirato da due celebri testi: Elegia scritta in un cimitero campestre di Thomas Gray e gli epigrammi greci dell’Antologia Greca, la cui lettura gli era stata consigliata dal suo amico William Marion Reddy, direttore del Reddy’s Mirror nel 1909. Fu proprio quest’ultimo, fra il maggio del 1914 e il gennaio dell’anno dopo, a curare la pubblicazione di quasi tutte le poesie di questa antologia, a cominciare dalla prima, intitolata La collina, mentre nel 1916 apparve la versione definitiva dell’opera in un volume che diventerà celebre nel tempo, in America come in Italia, e nel 1971 Fabrizio De Andrè trasse forte ispirazione dai testi di Edgar Lee Masters per il suo album Non al denaro, non all’amore, né al cielo, provocando anche la citazione di Francesco Guccini nella sua Canzone per Piero.

L’Antologia Greca, uno dei due importanti referenti di Lee Masters, è una raccolta di epigrammi greci compilata tra la fine del IX e l’inizio de X secolo d.C. da un erudito bizantino, Costantino Cefala, e consta di circa 3700 epigrammi suddivisi per argomento in 15 libri. La silloge – risultato del continuo fiorire di sillogi epigrammatiche nel corso di millecinquecento anni – venne ritrovata nel codice Palatinus Graecus 23 dall’umanista Claude Saumaise nel 1607 nella biblioteca universitaria di Heidelberg, chiamata Palatina: di qui l’altro nome – più conosciuto – della antologia.

Lee Masters fu molto attratto dalla struttura dell’opera e dalla sua stratificazione, ma soprattutto dalla grande struttura epigrammatica; sollecitato dalla lettura dei Select Epigrams from the Greek Anthology di McKail (1906), elaborò testi del VII libro di Leonida, Callimaco, Dioscoride, applicandoli genialmente ai defunti del villaggio americano, personaggi umili e immortali d’una vicenda umana evocati nel cupo alone della morte e nell’affettuosa dimensione della memoria.

La prima edizione della raccolta, pubblicata nell’aprile del 1915, conteneva 213 epigrafi, che poi diventarono 244 con l’aggiunta de La collina, nella versione definitiva del 1916. L’Antologia comprende 19 storie che coinvolgono 248 personaggi in grado di ricoprire praticamente tutte le categorie mestieri umani. Non si trattava di figure inventate, ma di personaggi realmente esistiti nei piccoli centri di Lewistone e di Petersburg, nei dintorni di Springfield nell’Illinois; cosicché coloro cui si era riferito l’autore, ancora vivi al tempo della pubblicazione, non apprezzarono i racconti sulle loro cose private. I morti invece non avevano nulla da perdere.